Un premio all'arte nuova che lancia la sfida alla crisi

Un premio all'arte nuova che lancia la sfida alla crisi

Italia, terra di mecenati. Il legame tra impresa e artisti appartiene al dna del Bel Paese ed è bello che, anche in tempi di crisi, venga rinnovato. Ancora più significativo se a farlo è un casato di lungo lignaggio, come i Marchesi de' Frescobaldi, la celebre famiglia toscana di uomini d'affare, letterati, strateghi, senatori da sempre impegnata nella viticoltura. Da settecento anni i Frescobaldi sono legati agli artisti, a cominciare da Donatelo e Brunelleschi, e oggi annunciano la prima edizione del premio «Artisti per Frescobaldi», nato su volontà di Tiziana Frescobaldi per sostenere i giovani e promuovere opere contemporanee che leghino il vino alla creatività. Curato da Ludovico Pratesi, il premio ha chiesto a tre artisti italiani (Rä di Martino, Giovanni Ozzola ed Elisa Sighicelli) di lasciarsi ispirare dall'incantevole tenuta di CastelGiocondo, a Montalcino, uno dei terreni dei Frescobaldi: con la sua «botte di ferro», opera senza titolo di grande valore evocativo, dove il paesaggio circostante è solo intravisto dal fondo di una botte, Elisa Sighicelli si è aggiudicata il primo posto. Ora il suo lavoro, insieme al «Paesaggio con dischi volanti»¸ raffinata stampa di Rä di Martino, e alla mappa di Ozzola, è in mostra alla Fondazione Stelline di Milano per una esibizione temporanea fino al 3 di febbraio, prima di tornare in Toscana.
Un'occasione, questa del premio Frescobaldi, utile per riflettere sul valore del mecenatismo di oggi in una regione come la nostra, tra le più attive sul fronte del collezionismo. E se è vero che le scorse aste autunnali non sono andate bene (40% di invenduto sul contemporaneo da Sotheby's) e il redditometro spaventa assai i compratori, «l'arte contemporanea è percepita come un asset del nostro Paese». Cioè come un valore aggiunto su cui puntare. Ne è certo Renato Mannheimer, direttore dell'Istituto Ispo, analizzando i risultati del sondaggio (campione: 800 persone over 35 di ceto medio-alto in tutta Italia) dal titolo «Arte in tempo di crisi: l'importanza di investire in un settore chiave per la rinascita del Paese». In particolare, il 67% degli intervistati manifesta interesse per mostre d'arte e fiere e il 21% acquista opere d'arte o vorrebbe acquistarle. La geografia degli appassionati si concentra su Torino e Milano, città dalla marcata tradizione di collezionismo, ma anche in centroitalia: il collezionista medio è uomo, scolarizzato e abbiente.

Anche in questo momento di crisi, un 25% del campione ritiene che investire in arte qualche risparmio sia utile, percentuale che sale al 67% quando il sondaggio chiede se sia giusto che lo Stato, anche oggi, investa in cultura: la maggioranza degli intervistati giudica infatti l'arte una risorsa (perché produce valori e lavoro) e biasima i tagli alla cultura dei governi. Per l'84% del campione, infine, bisogna investire sui migliori prodotti del made in Italy, come il vino e l'arte.

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