Vivere sulle rive del lago dIseo, in provincia di Bergamo, è garanzia di lunga vita e, curiosamente, lo è alla Casa della Serenità di Lovere: qui, infatti, vivono ben quattro centenari (ma vè stato un periodo in cui erano 8) e 23 persone nate nel 1913, perciò molto vicine allo spegnimento delle 100 candeline. Sarà per latmosfera tranquilla del lago, il panorama mozzafiato che si ammira dalle finestre, dalle camere, recentemente ristrutturate, singole o, al massimo doppie, le sale da pranzo su ciascuno dei quattro pieni, la grande sala multimediale, nella quale si svolgono le più svariate attività e, non ultime, unassistenza medica ed infermieristica 24 ore al giorno, le terapie fisioterapiche e riabilitative, che gli ospiti rinviino il più possibile il viaggio verso laldilà. E poi non stanno con le mani in mano: cè chi si occupa di cucito, chi lavora a maglia, chi dipinge (attività che distrae dalle compulsioni), ma cè anche chi si dedica al canto, chi alla pet-therapy (con lutilizzo di diversi animali, dal cane, al furetto, al coniglietto, a seconda degli obiettivi da raggiungere) alla bambolo terapia, al bowling, alla tombola; tutto con lausilio di unanimazione di gruppo o individuale.
Tra le varie associazioni (Avo Auser e Cif) ci sono 55 volontari che si avvicendano, oltre al personale, nella cura e nel portare compagnia e sorrisi agli anziani ospiti. Tutto ciò, spiega il direttore Bettino Belinghieri, viene fatto per cercare di mantenere sempre vive le attività cognitive e per cercare in ogni modo devitare che gli ospiti trascorrano gran parte delle giornate davanti alla tv, come spesso accade nelle case di riposo. Per questo vengono anche organizzate gite allesterno con qualche anziano nel ruolo di cicerone. Il grande vecchio della casa è Gianmaria Senziani, che è entrato 24 anni fa, e che il 23 novembre scorso ha spento 108 candeline. Certo ora si muove su una sedia a rotelle, non è più in perfetta forma come 4/5 anni fa, quando faceva ginnastica tutti i giorni, tanto da dover essere operato dernia inguinale; ma la tempra è sicuramente forte (anche perché in genere sono più numerose le donne che raggiungono determinati traguardi) tanto da fargli prendere in mano il microfono per fare un discorso, in occasione dei festeggiamenti del suo compleanno. Gianmaria Senziani è stato capitano del battello che traghettava i passeggeri da una sponda allaltra del lago; durante la Seconda Guerra mondiale fu di supporto alla Resistenza che agiva nellalto Sebino e riuscì a scampare alla fucilazione in seguito al rastrellamento dei fascisti. Uno dei figli, ormai ultraottantenne, è sempre presente e partecipe, anche nella decisione presa insieme con la direzione della casa di consentire agli studiosi dottori George Church e James Clemen, della Harvard Medical School of Massachussets di esaminare il caso del padre, nellambito di una ricerca a livello europeo relativa al fenomeno degli ultracentenari. Un altro pilastro della Casa della Serenità è Virginia Rovetta, una signora di 102 anni, dai capelli bianchi, che si muove su e giù per il corridoio del piano in cui alberga con una sedia a rotelle, si ferma, scambia quattro chiacchiere con le altre ospiti, dispensa carezze e poi riparte. Virginia, un tempo sarta e creatrice di moda, segue la bambolo terapia, che, come spiega il direttore, si è rivelata estremamente utile per placare ansie ed aggressività, aumentare la risposta affettiva e raggiungere uno stato di maggiore serenità. E sullo stesso piano vi è anche la camera del fratello di Virginia, classe 1914. Poi cè Maria Combi, che ha superato la boa dei 100 due anni fa: il figlio viene a trovarla quasi tutti i giorni. La più giovane è Luigia Fenaroli, che di anni ne ha appena 100. Qui a Lovere si opera il cosiddetto gentle care. Si tratta di un metodo creato alla Stanford University: nessuno viene svegliato forzatamente ed anche gli orari della colazione, pranzo e cena sono decisi in base alle esigenze dei pazienti.
«E lorganizzazione determinata dai tempi dei loro bisogni - spiega Belinghieri - Siamo noi a entrare nel loro mondo, senza forzarli ad adattarsi alle esigenze organizzative, bensì, al contrario, noi ci adattiamo a loro. Grazie, chiaramente alla bravura delle nostre operatrici.
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