Puglia, Pd travolto da quattro inchieste

La Procura dal 2000 indaga su forniture irregolari, appalti truccati e tangenti. Al centro del comitato d’affari tra la giunta e imprenditori spunta Alberto Tedesco, ex assessore alla Sanità e prossimo senatore. Vendola: "Destra e sinistra smettano di infangarsi a vicenda"

Puglia, Pd travolto da quattro inchieste

Tangenti, festini, appalti truccati, intercettazioni, la sanità pugliese gestita da un comitato d’affari sotto la regìa della sinistra. Il quadro delle inchieste di Bari è ormai chiaro: ne ha preso atto anche il governatore Nichi Vendola, che ha chiesto e ottenuto le dimissioni della giunta regionale. Aveva già fatto saltare un assessore alla Sanità, Alberto Tedesco, caduto in piedi con la garanzia di entrare al Senato. Poi ha avuto la testa del direttore generale dell’Asl di Bari, Lea Cosentino, manager legata al Pd e amica di Giampiero Tarantini. Infine è toccato agli assessori, tutti.
L’unico a resistere sul ponte di comando è lui, Vendola, che appena sente odore di guai giudiziari caccia gli altri per mostrare chi ha in pugno la «questione morale». Ma neppure il governatore potrà chiamarsi del tutto fuori, dal momento che è stato convocato lunedì 6 in procura come persona informata dei fatti. Il presidente ha depositato un rapporto frutto di ispezioni e controlli forse tardivi.
Quanto sia esteso il marcio (presunto), lo dimostra il numero di inchieste aperte dalla procura di Bari. Quattro. E affidate ad altrettanti pm. Attività investigative nate da fonti diverse e che si muovono in tante direzioni. Nei fascicoli c’è di tutto. Ci sono i presunti illeciti nella fornitura di protesi ortopediche. Ci sono i rapporti sospetti tra primari e cliniche riabilitative cui venivano indirizzati i pazienti. E ancora i grandi appalti per servizi e prodotti medicali preceduti e seguiti da feste e festini. I dubbi sull’accreditamento di strutture sanitarie private. Un appartamento nel centro di Bari utilizzato come garçonniere da politici di sinistra.
Su tutto sembra regnare un solo nome, quello del «grande burattinaio» Tarantini, il «re delle protesi» diventato famoso per aver portato un tot di bellezze, tra cui una prostituta di lusso, a casa di Silvio Berlusconi. Ma il «sistema Tarantini» è assai vasto, prevede rapporti con la politica che conta in Puglia (cioè soprattutto con il Pd, che governa la regione e gran parte delle province).
In realtà Tarantini è uno dei tanti: nell’inchiesta più articolata e - a quanto si dice - più pericolosa per la sinistra, di cui è titolare il sostituto procuratore della Dda Desirée Digeronimo, gli indagati sarebbero una ventina, tra cui Tedesco, la Cosentino, il direttore generale del policlinico di Bari Vitangelo Dattoli, il primario di ortopedia Vittorio Patella, la direttrice di un centro di riabilitazione Ilaria Tatò, l’imprenditore Enrico Intini grande amico di Massimo D’Alema. Le ipotesi di reato comprendono a vario titolo la corruzione, la turbativa d’asta, le false dichiarazioni, l’associazione per delinquere.
Succede così che le inchieste del pm Giuseppe Scelsi che hanno scatenato i veleni sulla vita privata di Berlusconi perdono peso: secondo il procuratore capo Emilio Marzano, è caduta l’ipotesi di indagare Tarantini per droga mentre la tranche sull’induzione alla prostituzione è sostanzialmente chiusa e sarà definita entro luglio. Crescono invece i capitoli sugli intrecci tra imprenditori, manager sanitari, funzionari della regione e politici della sinistra pugliese. Il primo dei quattro fascicoli, aperto nel 2000 dal pm Roberto Rossi e avviato a rapida conclusione, riguarda presunti illeciti nella fornitura di protesi ortopediche e nei rapporti tra i Tarantini, aziende sanitarie pugliesi ed enti locali.
Personaggio chiave è Alberto Tedesco, che nonostante siano a lui riconducibili aziende del settore elettromedicale (concorrenti con Tarantini), è stato fino al 6 febbraio scorso assessore alla sanità. Il conflitto d’interessi fu denunciato dall’Italia dei valori, partito esterno alla giunta regionale il quale ora rifiuta l’invito di Vendola di entrare nella maggioranza.


Sullo sfondo resta l’inchiesta sull’immobiliarista campano Alfredo Romeo, che non solleva più il clamore di qualche mese fa. Romeo ebbe un appalto dalla regione Puglia e dalle intercettazioni emergevano riferimenti a un referente pugliese.

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