Quel cane a sei zampe che ha sedotto Enrico Mattei

Un cane. No, un drago. Anzi: una chimera dalla strana coda o il leone di Persia in cammino verso Occidente con la testa rivolta ad Oriente. Del celebre «cane a sei zampe» dell’Eni si è detto un po’ tutto, anche se la definizione migliore la coniò Ettore Scola con lo slogan: «il migliore amico dell’uomo a quattro ruote». L’interpretazione di quelle forme controverse è stata sempre accompagnata, sin dal 1952, anno della sua prima apparizione, da leggende, storielle e aneddoti che ora costituiscono, insieme con fotografie, documenti originali, campagne pubblicitarie, materiali d’archivio e memorabilia, il percorso della mostra dedicata al famoso sestupede. «Il cane a sei zampe», fino al 25 aprile al Complesso del Vittoriano, innanzi tutto sfata qualche mito, come quello che vuole Mattei aggiungere di proprio pugno le due zampe in più al disegno originale. Ma soprattutto racconta la storia di una delle pubblicità più azzeccate mai realizzate dal dopoguerra. La verità, tutta, sulla sua complessa simbologia, non la sapremo mai, perché Luigi Broggini, l’autore del marchio creato in occasione del concorso indetto per lanciare sul mercato la benzina Supercortemaggiore, non ne ammise mai la paternità, rivelata dal figlio solo dopo la morte dell’artista. Certo è che la forza dell’immagine gli valse la vittoria sugli oltre 4mila progetti presentati, resistendo pressoché immutata alle mode e al tempo, nonostante i tre restyling del 1972, 1998 e 2009. Artista scontroso, di scarso successo a dispetto del talento, Broggini con la sua immagine dalla caratteristica asimmetria aveva interpretato alla perfezione il messaggio che Mattei volle lanciare insieme con «la potente benzina italiana» prodotta nello stabilimento di Cortemaggiore.

E visto che Mattei, come ricorda il presidente del Censis Giuseppe De Rita «era un uomo “asimmetrico”, fuori dalle logiche e dalla regole consuete; asimmetrico rispetto alla società, rispetto alla politica e intellettualmente asimmetrico», non poteva che apprezzare un simile simbolo, nato come logo commerciale e divenuto simbolo di una soggettività aziendale.

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