Si infittisce di dettagli drammatici l'inchiesta relativa all'incidente di Corso Francia durante cui Camilla Romagnoli e Gaia Von Freymann hanno perso la vita dopo essere state investite dal Suv condotto da Pietro Genovese.
Una tragedia piena di chiaroscuri, funestata da dichiarazioni e smentite talvolta contrastanti. A parlare sono, ancora una volta, i testimoni dello schianto fatale alle due giovani romane. Otto, in totale, sarebbero le persone ascoltate dalla Polizia municipale subito dopo l'impatto e solo due avrebbero confermato che le ragazze stavano attraversando sulle strisce. Ma soltanto il prosieguo delle investigazioni, a torto o ragione delle parti in causa, potrà definire con inequivocabilità le dinamiche esatte dell'accaduto.
Secondo la tesi dell'avvocato Cesare Piraino, difensore della famiglia Romagnoli, il semaforo di corso Francia “non prevede, per avvertire i pedoni dell'imminente sopraggiungere del verde per le automobili, il giallo per i pedoni”. Stando a quanto riporta un approfondimento de Il Messaggero, nell'istanza stilata dal pm Roberto Felici, ci sarebbero solo tre secondi di verde lampeggiante prima del rosso. Dunque, Gaia e Camilla – avviatesi con il verde - non avrebbero avuto modo di sapere quando e se sarebbe sopraggiunta un'altra vettura.
Determinante a tal proposito, sarebbe la testimonianza di Moshè David Rubin e la moglie Joel Zanzuri, a bordo della Smart che hanno assistito all'incidente dalla corsia centrale della strada a tre carreggiate. “Avevo appena superato con luce verde il semaforo e stavo procedendo verso i Parioli, - riferisce il testimone - mi trovavo sulla corsia di centro. Quella di destra in quel momento era libera. Davanti a noi c' era un' autovettura di colore scuro che si è fermata in maniera brusca poco prima della rampa, anch' io ho rallentato, in quel momento mi sono accorto della presenza di due ragazze che, da destra, all' altezza dell' apice del guard rail che delimita la rampa di immissione su via del Foro Italico, stavano iniziando l' attraversamento a piedi, in un punto in cui non vi sono le strisce. Ho intuito che potesse succedere qualcosa di molto grave, infatti dopo pochissimi istanti è sopraggiunta sulla corsia alla mia sinistra un Suv a velocità sostenuta, che ha investito le due ragazze. Una è rimasta a terra sulla corsia centrale, l' altra sulla corsia di sinistra".
A sostegno di questa versione dei fatti, ci sarebbero anche le parole della moglie di Moshè Dvid Rubin che confermerebbe la presunta condotta incauta delle ragazze: "Ho visto davanti a me, - riferisce la donna - all'altezza della rampa, due ragazze che, tenendosi per mano, si immettevano sulla carreggiata da destra verso sinistra, approfittando del fatto che la corsia di destra di Corso Francia, che conduce ai Parioli, non ci fosse nessuno. A quel punto la piccola auto grigia che ci precedeva ha ulteriormente ridotto l' andatura, non so se abbia frenato, comunque ha diminuito la velocità per agevolare il passaggio delle due ragazze". Dunque, Gaia e Camilla avrebbero cominciato a spostarsi rapidamente "in maniera incauta e frettolosa, senza accertarsi del sopraggiungere di altri veicoli". Ed infine: "Era verde per i veicoli a una distanza di circa 150 metri dalle strisce".
Dunque solo due i testimoni che riferiscono di aver visto le ragazze attraversare sulle strisce al verde per i pedoni. Si tratta di un autista Ncc e il conducente di una minicar, ma entrambi marciavano in direzione opposta alla vettura di Genovese. Per tutti gli altri astanti, coloro che erano in coda alle auto in prima linea, rimane il ricordo di un impatto rabbrividente.
"Sembravano delle buste di plastica, grandi e piene - riferisce un'altra testimone, Marianna Achilli - Immediatamente, per evitare di colpire l' oggetto che avevo davanti sterzavo verso destra. Rallentavo perché mi ero messa paura. Tremavo per la paura", conclude.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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