Quando si dice due pesi due misure. È il «criterio» con cui Francesco Rutelli, candidato a sindaco per il Pd, sembra gestire i suoi rapporti con la stampa. Un «criterio» tra laltro neanche nuovo per lex ministro, al centro per questo di appelli e proteste da parte dei giornalisti.
Laltro giorno lennesimo episodio. Il tutto sarebbe successo al loft del Pd, luogo dove ogni giorno stazionano svariati cronisti a caccia di notizie. Ebbene anche stavolta Rutelli avrebbe scelto anticipatamente il giornalista «preferito» con cui parlare, a fronte di tutti gli altri magari da ore in attesa. Alla luce di quanto successo e del malcontento di numerose testate, il Sindacato Cronisti Romani ha deciso ieri di lanciare un appello ufficiale a tutti i candidati «affinché siano rispettate le elementari regole del gioco dellinformazione senza privilegi o discriminazioni». E accusa Rutelli di «essersi reso più volte protagonista di una inopportuna selezione informativa fra i mass-media». Un appello a cui si unisce anche lAssociazione Stampa Romana, che sulla «cernita» rutelliana aggiunge qualche elemento in più. Diverse testate, infatti, hanno segnalato il fatto che «lufficio stampa dellonorevole Francesco Rutelli intende selezionare i redattori che possono seguire lo stesso Rutelli durante la sua campagna elettorale per la città di Roma». Da qui il monito allex ministro: «È un comportamento che non possiamo accettare e che mina il principio della libera informazione. Il libero accesso alle fonti deve essere sempre garantito, soprattutto da chi ricopre incarichi istituzionali».
Quello di scegliere i cronisti con cui parlare, come si diceva, non è uno stile nuovo nella politica di Rutelli. Lanno scorso finì addirittura sulle pagine dei quotidiani per una vicenda che coinvolse la stampa parlamentare. Era il 21 marzo 2007: lallora vicepremier Rutelli aveva riunito i suoi fedelissimi al ministero dei Beni Culturali per parlare dello scontro interno alla Margherita. Ebbene, solo quattro agenzie di stampa erano state invitate dallo staff rutelliano. Le altre no. Non solo: delle quattro agenzie, gli uomini del vicepremier avevano segnalato pure la preferenza per «questo» o «quel» cronista. E proprio qui è nato il problema: quando per due agenzie si sono presentati «altri» colleghi, lordine è stato tassativo: «Non salite».
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