Farmaci europei per l'Africa

Le prime forniture di medicinali Novartis sono previste nel 2017

Luigi Cucchi

Dopo Kenya ed Etiopia il Ruanda è il terzo Paese africano a firmare un protocollo d'intesa con l'industria farmaceutica del vecchio continente. Il gruppo svizzero Novartis (presente in 180 Paesi con 118mila dipendenti, nel 2015 ha registrato ricavi per 49,4 miliardi di dollari, mentre 8,9 sono stati investiti in ricerca) ha dato vita un anno fa ad un accordo per la cessione di farmaci come atto di solidarietà e di cooperazione internazionalee. Il piano è parte integrante della strategia del governo ruandese tesa ad aumentare gli investimenti nella prevenzione, diagnosi e cura delle malattie non trasmissibili. Le prime forniture di farmaci Novartis al prezzo di un dollaro al mese per trattamento sono previste per l'inizio del 2017. L'annuncio è stato dato a Basilea nel corso dell'evento: «migliorare le cure per i pazienti cronici nei Paesi a basso reddito», al quale hanno partecipato rappresentanti di governi e del mondo accademico, che hanno esplorato le metodologie d'intervento per migliorare le cure per i pazienti affetti da patologie croniche nei Paesi a basso reddito. Dal lancio del programma, nel mese di settembre 2015, in Kenya, Etiopia e Libano sono stati distribuiti oltre 100mila trattamenti mensili. In Kenya sono state avviate attività destinate a implementare lo screening e la diagnosi per il diabete e l'ipertensione; sono inoltre in corso incontri istituzionali per introdurre il programma in oltre 10 Paesi in tre continenti. La gestione delle malattie non trasmissibili è particolarmente impegnativa nei Paesi a basso reddito, che devono affrontare la doppia incombenza per la cura dei loro pazienti costituita dalle malattie infettive e da quelle croniche. Ogni anno in questi Paesi muoiono 28 milioni di persone per malattie cardiovascolari, diabete, malattie respiratorie e tumori, un numero di decessi che rappresenta quasi il 75% delle morti per malattie non trasmissibili.

«Novartis è impegnata a fornire medicinali a prezzi accessibili ai Paesi a basso reddito ma l'accessibilità economica è solo la punta dell'iceberg», dichiara Joseph Jimenez, CEO di Novartis. «Per poter affrontare su scala adeguata le cause fondamentali dei problemi sanitari in questi Paesi, è necessario che i governi collaborino per integrare le competenze e le risorse del settore privato. Questo non è solo auspicabile: è essenziale».

Nonostante i progressi, gli ultimi 12 mesi di attività hanno messo in evidenza diverse problematiche. In particolare, l'esperienza sul campo dimostra che l'approccio basato sul portfolio richiede un cambiamento di paradigma nel modo in cui i Paesi acquistano i farmaci. Inoltre, le liste nazionali dei medicinali essenziali non vengono aggiornate regolarmente, e questo impedisce ai Paesi di acquistare i farmaci di Novartis. Infine, i sistemi sanitari nei Paesi a basso reddito spesso sono attrezzati in modo inadeguato per fornire assistenza di qualità, vincolati come sono dagli scarsi investimenti nelle infrastrutture, con conseguente carenza di cliniche, ospedali e personale medico, reti di distribuzione inidonee e un numero insufficiente di operatori sanitari.

Novartis vuole estendere il programma ad altri 30 Paesi, in funzione della domanda da parte dei governi coinvolti con l'obiettivo di raggiungere i 20 milioni di pazienti all'anno entro il 2020. ll Ruanda è uno tra gli Stati più poveri del mondo: nel 1994 con il Genocidio vennero massacrati un milione di ruandesi Hutu e Tutsi.

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