«Effetti combinati di melatonina, acido trans retinoico e somatostatina sulla proliferazione e la morte delle cellule di cancro al seno». È il titolo di una ricerca condotta dall'università di Firenze e appena pubblicata su European Journal of Pharmacology. La prova che l'insieme di queste sostanze arresti il tumore al seno è avvenuta in un laboratorio del dipartimento di anatomia umana, su cellule in vitro. Le tre sostanze, prese singolarmente, hanno alle spalle ampia letteratura scientifica come farmaci anti-cancro. Ma gli stessi principi attivi, adoperati insieme, l'uno a rafforzare l'altro, fanno parte del metodo Di Bella. Ovvero la discussa terapia messa a punto dallo scienziato siciliano Luigi Di Bella che fu sperimentata nel 1998 e giudicata inefficace dalle commissioni incaricate.
L'azione del metodo Di Bella è in realtà più complessa di quella dei tre farmaci testati in vitro ma è pur vero che i ricercatori fiorentini si sono concentrati sulle tre molecole principali della cura Di Bella senza però farne alcun cenno. Spiega la professoressa Lucia Formigli a capo del dipartimento di Anatomia e responsabile dello studio: «Sono una ricercatrice, voglio restare fuori dalle polemiche. Abbiamo un ottimo laboratorio di biologia molecolare e iniziato due anni fa ad analizzare le cellule: devo dire che siamo arrivati a ottimi risultati». Quali? «L'azione sinergica delle tre sostanze ha mostrato una riduzione della proliferazione del cancro mammario. È efficace il fatto che vengano impiegate tutte e tre assieme, ma è bene ricordare che il nostro è un lavoro in vitro». Sull'abstract c'è una frase che ha fatto infuriare i pazienti di Di Bella, avete scritto che le tre sostanze «non sono mai state combinate del tutto nel trattamento del cancro al seno». «Non ho voluto io quella frase - ribatte la professoressa Formigli -. L'idea di approfondire le tre molecole arrivò da un mio studente di farmacia, molto bravo». Lo studente è Nicola Pacini, 34 anni, neo laureato in farmacia e biologia, che il Giornale è riuscito a intervistare
Pacini, è lei l'autore di quella frase?
«Se fosse dipeso da me non l'avrei messa, però è vero che le tre molecole non sono mai state testate insieme».
È sicuro? Di Bella ha pubblicato 122 casi di tumore mammario regrediti anche con queste tre sostanze abbinate, lui le ha testate sulle persone, lei sui vetrini.…
«Per avere il consenso della comunità scientifica dovevamo partire da zero».
Si spieghi meglio.
«La comunità scientifica è troppo chiusa, non avrebbero mai accettato un lavoro a firma Di Bella».
«Neuroendocrinology Letters e Gynecological Cancer» li hanno accettati.
«La comunità scientifica li considera lavori troppo autoreferenziali e le riviste “di parte“».
Però lei li ha copiati.
«Di Bella è stato il primo ad aver capito negli anni '60 e '70 che per frenare un tumore è più efficace la terapia biologica della chemioterapia».
Poteva dimostrargli la sua riconoscenza scrivendo nella biografia il cognome Di Bella.
«Io sono un sostenitore del metodo Di Bella, non sono un ladro, non ho rubato niente».
Ma è normale che per farsi accettare dalla comunità scientifica si debba negare la paternità di una scoperta?
«Non è la prima volta, il mondo è quello che è e noi ci stiamo in mezzo».
Qui si tratta di una terapia contro il cancro.
«Lo so bene, per questo mi sono comportato così: per far accettare un modello in cui credo, agisco in modo asettico, partendo da zero».
È vero che avete già pronto un lavoro sul tumore del colon?
«Sì, le tre molecole sono efficaci anche sul tumore al colon».
E nella biografia indicherà il nome Di Bella?
«Lo farò».
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