Maria Sorbi
I bambini che un tempo venivano semplicemente definiti un po' turbolenti, i «terremoti della classe», quelli con l'argento vivo addosso, oggi vengono inscatolati nella categoria degli alunni con disturbi dell'attenzione, problemi di dislessia, disgrafia, discalculia e chi più ne ha più ne metta. E quando la diagnosi viene formulata, se la portano dietro, come un'etichetta indelebile, durante tutto il loro percorso scolastico. Proprio così, diagnosi. Perché, mentre in tutta Europa i disturbi specifici dell'apprendimento non sono una malattia, in Italia sì, tanto che spetta al neuropsichiatra (e non allo psicologo) pronunciarsi sull'argomento. A quanto pare i bambini «malati» di disattenzione sono in continuo aumento.
LE STATISTICHE
L'Istat calcola che solo nel 2015 tra gli alunni della materna e della scuola secondaria, ben 233.477 allievi hanno difficoltà di apprendimento e l'associazione italiana della dislessia rileva 350mila bambini con problemi del linguaggio. Secondo l'organizzazione internazionale che conduce e condivide le ricerche scientifiche sulle difficoltà dell'apprendimento, solo il 2,5% della popolazione scolastica mondiale dovrebbe incontrare problemi nella cognizione numerica e solo l'1% sarebbe effettivamente soggetto a discalculia evolutiva. Ma i conti non tornano: i dati italiani parlano di circa un 20-30% di bambini con difficoltà significative nel calcolo, tanto da essere avviati in un percorso diagnostico e inseriti in un «protocollo educativo». Ovviamente non tutti questi bambini hanno un reale problema neurologico. Stupito da queste percentuali, il pedagogista Daniele Novara, fondatore del Centro psicopedagogico per l'educazione e la gestione dei conflitti, nel suo ultimo libro intitolato «Non è colpa dei bambini», azzarda un'ipotesi: «E se ad essere malato fosse il nostro sistema educativo e scolastico?».
L'esperto di infanzia, considerando che in ogni classe c'è almeno un ragazzo che soffre di problemi di apprendimento, considera: «Stiamo sostituendo la psichiatria all'educazione. In una scuola e in una società che stanno rinunciando a educare le nuove generazioni, è diventato perversamente più semplice definire malato un bambino che non riusciamo a educare. Va invece recuperata la missione primaria delle famiglie e dei docenti». Secondo il pedagogista Novara la scuola italiana punta a «livellare» tutti gli alunni sugli stessi standard (i voti) senza preoccuparsi e senza essere in grado di valutare i progressi del singolo alunno. «Accade che un insieme di test - sostiene - non riesca a distinguere pienamente se il deficit riscontrato sia da attribuire a un disturbo neurologico o a un insieme di difficoltà che spesso possono essere risolte. Quindi si finisce per certificare come Dsa anche chi non lo è davvero».
Tutti i pedagogisti sono d'accordo nel dire che, innanzitutto, un bambino con disturbi di dislessia e affini, vada aiutato in famiglia: ad esempio impedendogli di passare troppo tempo da solo davanti a tv, Ipad e videogiochi. Oppure proponendogli giochi che lo aiutino a lavorare sulla lettura e soprattutto gli facciamo capire quanto sia importante prendersi il tempo necessario per scrivere una parola o leggere una pagina di un libro, a cominciare da quelli agevolati fatti apposta.
La calma è la miglior cura, prima ancora di una certificazione e di un protocollo che condanni a un percorso obbligato «a vita». Poi, ma solo dopo, si può ricorrere a una consulenza di un logopedista, cioè di un professionista sanitario che aiuti a rieducare la voce, il linguaggio scritto e orale e la comunicazione. In questo modo il bambino (o l'adolescente) potrà tornare ad essere autonomo nella lettura.
I SOFTWARE DI LETTURA
Per il recupero delle abilità di lettura, sono sempre più utilizzate le procedure informatizzate che consentono di ridurre il numero di errori di almeno il 50%. Nella velocità di lettura si è riscontrato un miglioramento in pochi mesi pari a quello atteso per evoluzione naturale in un anno. L'uso di software specifici permette di affrontare più serenamente le richieste scolastiche e di riabilitare, divertendosi, tutte le competenze.
Sul mercato si possono trovare svariati programmi per automatizzare il processo di lettura per quanto riguarda le abilità strumentali (correttezza e rapidità) oppure programmi che permettono di migliorare gli aspetti meta cognitivi per comprendere al meglio un testo scritto. Esistono poi software che fungono da strumenti compensativi sempre più sofisticati: l'editor di testi, una tipologia di software che consente di scrivere dei testi e può essere usato in abbinamento o in sostituzione al tradizionale quaderno.
E ancora la sintesi vocale, che trasforma in audio il testo digitale, importato o scritto, il traduttore automatico, programma in grado di tradurre testi in diverse lingue. I libri digitali, che sono libri scolastici forniti dalle case editrici direttamente in formato digitale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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