Problemi di osteoporosi? Basta godere della luce solare per aiutare il nostro corpo a sintetizzare la vitamina D che, agendo sul metabolismo osseo, aumentando il livello di calcio plasmatico, contribuisce a prevenire danni ossei. Bastasse così poco. È opinione comune che, a livello globale, la popolazione, senza distinzione di età, soffra di carenza di vitamina D; da qui, si è diffusa anche la «necessità» di monitorarne la presenza attraverso un prelievo ematico ed, eventualmente, intervenire attraverso una supplementazione. Costo a parte, è davvero necessaria l'integrazione o è solo una moda?
Si crede anche che la vitamina D sia una sorta di panacea per prevenire e curare condizioni patologiche come il diabete, le malattie della cute e anche quelle polmonari, disturbi che nulla hanno a che vedere con il metabolismo dell'osso. Come spiega Francesco Bertoldo, professore in Medicina Interna nel Dipartimento di Medicina Interna dell'Università di Verona, «non esiste un'evidenza scientifica tale da consentire la prescrizione di supplementi di vitamina D per curare o prevenire condizioni diverse dal metabolismo osseo e fosfo-calcico. Inoltre, al di là dell'indicazione sull'utilizzo dei supplementi, sembra banale, solo chi ne ha realmente bisogno può beneficiare dell'integrazione». È necessaria, in altre parole, «un'appropriatezza nella supplementazione». Medesima logica per la gestione dei test ematici. «È inutile promuovere a tappeto i test di laboratorio per evidenziare i livelli circolanti di vitamina D. Questi hanno un'utilità solo in alcune condizioni, tenendo conto anche dei consistenti limiti tecnici dei dosaggi stessi».
Il dibattito attorno all'impatto economico sul bilancio della spesa sanitaria, legato alla carenza di vitamina D e alla sua integrazione, è motivo di discussione tra le società scientifiche, deputate a offrire un indirizzo, ma anche tra le Agenzie Regolatorie e le Regioni. Basandosi sull'evidenza scientifica, la SIOMMMS, la Società Italiana dell'Osteoporosi delle Malattie del Metabolismo Minerale e dello Scheletro, ha presentato, al congresso nazionale di ottobre, le nuove linee guida sul management dell'ipovitaminosi D elaborate da un team di esperti nazionali, coordinati dal prof. Bertoldo e dal dott. Falchetti.
«Anzitutto - spiega il prof.
Bertoldo - saranno precisati i livelli di vitamina D da considerarsi sufficienti nella popolazione generale e quelli necessari a pazienti con malattie metaboliche dell'osso, come l'osteoporosi; sarà indicato in quali casi sia utile misurare i livelli circolanti di vitamina D, e saranno precisate le dosi e gli schemi necessari a ottimizzarne i livelli in chi ne ha realmente bisogno».VP
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