San Maurizio, la "Cappella sistina" dei milanesi restituita alla città

Tornano all’antico splendore gli affreschi della chiesa di corso Magenta: 25 anni di restauri costati un milione. Guarda le foto

San Maurizio, la "Cappella sistina" dei milanesi restituita alla città

Milano è fatta così, bella e impossibile, una signora elegante e discreta che prefe­risce tenere nascosti i suoi gioielli fino a quando non sa di poterli sfoggiare come si conviene. Ammirando, gli af­freschi restaurati della chie­sa di San Maurizio al mona­stero Maggiore di corso Ma­genta, da qualcuno ribattez­zata ( non a torto) la Cappella Sistina di Milano, il cuore si risolleva da brutture vecchie e nuove, come la Darsena ab­ban­donata o gli incredibili fa­lansteri che stanno oscuran­do la prospettiva di Porta Vol­ta. Tuffarsi nella storia a volte fa bene, specie in un luogo magico della Milano rinasci­mentale, un tempo sede del più importante monastero femminile di clausura dell' Ordine Benedettino. Sem­bra incredibile che questo gioiello architettonico co­struito nel 1503 dallo sculto­re Gian Giacomo Dolcebuo­no e internamente tutto di­pinto di magnifici affreschi della scuola lombarda (in particolare di Bernardino Luini) sia rimasta chiusa al pubblico da tempo immemo­r­abile fino a quando i volonta­ri del Touring Club Italiano non lo hanno inserito lo scor­so anno nella lodevole inizia­tiva «Aperti per voi». Ieri co­munque, nel magnifico coro sfavillante di policromie, si festeggiava tra i lignei matro­nali una grande giornata, pre­senti il sindaco Letizia Morat­ti, l’assessore Finazzer e so­prattutto Massimo Ponzelli­ni, il presidente della Banca Popolare di Milano senza il cui prezioso intervento sa­rebbe stata un’utopia disvela­re l’intero ciclo di affreschi oggetto di un difficile restau­ro durato ben 25 anni. E co­stato a Bpm oltre un milione di euro. La città ringrazia. La direttrice del restauro Paola Zanolini, incaricata dal Co­mune sotto la direzione della Sovrintendenza, racconta le difficoltà ad asportare gli stra­ti di fuliggine, sali e grasso ac­cumulatosi negli anni e che avevano completamente an­nerito l’interno della chiesa. «Difficile anche perchè -di­ce- i pur esperti pittori lom­bardi del Rinascimentale non eseguivano affreschi or­todossi come i loro colleghi toscani; quindi, far tornare i pigmenti all’antico splendo­re è risultato arduo e rischio­so ». Il risultato però è eccel­lente anche a distanza di mol­ti anni dai primi interventi ef­fettuati nell’84. Il progetto presentato ieri consta anche dell’apertura di un collega­mento con l’adiacente Mu­s­eo Archeologico che verrà fi­nalizzato a febbraio e, nei prossimi anni si riallaccerà all’intero bacino della Mila­no romana. «L’obbiettivo -sottolinea l’assessore Finaz­zer- è quello di creare un si­stema che in un’area pedona­le metta insieme il museo Ar­cheologico, San Maurizio, Palazzo Litta, corso Magenta fino a Santa Maria delle Gra­zie, creando un percorso di 10 siti archelogici da qui al 2013, quando celebreremo l’Editto di Costantino, snodo importante per l’identità di Milano».

Sulla questione è anche intervenuto il parroco di San Maurizio, monsignor Paolo Cortesi, che dopo paro­le­di elogio per i restauri avve­nuti, ha sottolineato: «Pur­troppo traffico, smog e rumo­r­i distruggono laddove si cer­ca di recuperare; assurdo non chiudere al traffico una zona centralissima e archeo­logica dove è anche impossi­bile parcheggiare e godere di certi tesori come si potreb­be».

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