La scrittrice inglese che ama il Rinascimento genovese

Se solo vi capiterà di incontrarla, vi sembrerà uscita da uno dei suoi libri. Capelli lunghi e ondulati, di uno sfacciato rosso Tiziano, la pelle diafana, da bellezza rinascimentale per eccellenza. A Marina Fiorato, nata a Manchester da genitori di origini veneziane, il Rinascimento scorre nelle vene. Ne è innamorata a tal punto che, dopo la laurea in Storia a Oxford, ha proseguito gli studi a Venezia, città che l’ha incantata tanto da celebrarvi il matrimonio con il regista inglese Sasha Bennet. Lei, scrittrice, appassionata come una delle sue eroine, il Rinascimento italiano l’ha rincorso nelle calli veneziane, nei vicoli dei centri storici dimenticati, e poi l’ha infuso nei suoi romanzi, che nel giro di pochissimi anni sono diventati casi letterari tradotti in 21 lingue. L’ultimo, «La ladra della Primavera», edizioni Nord, ha molto anche di Genova: ambientato nelle Firenze del 1482, ha come protagonista Luciana Vetra, giovanissima cortigiana chiamata a fare da modella addirittura a Sandro Botticelli, per la Primavera. Ma lui dopo essersi rifiutato di pagarla, la caccia malamente dal suo studio. Ragazza sanguigna e abituata a cavarsela da sola, lei decide di vendicarsi e gli ruba un bozzetto. Un errore, lo capirà solo dopo, visto che per recuperarlo uomini senza scrupoli sono pronti a ucciderla.
Fin qui l’abbozzo della trama, che si snoda attraverso colpi di scena da thriller, e in cui si inserisce anche la figura di Simonetta Cattaneo, «la perla dei Genova», la donna che fu ritenuta la donna più bella del suo tempo, tanto che Botticelli l’aveva scelta per «La nascita di Venere», e il fratello di Lorenzo il Magnifico le aveva dedicato la vittoria nella Giostra del 1475. «Simonetta Cattaneo fu dipinta da tutti gli artisti del suo tempo, fu un’icona - racconta la scrittrice che recentemente ha presentato proprio a Palazzo Cattaneo, a Genova, il suo libro - Botticelli ne fu talmente ossessionato che chiese e ottenne di essere sepolto ai suoi piedi nella Chiesa di Ognissanti a Firenze». La scrittrice conosce Genova e ne ammira tra le bellezze «via Garibaldi, la più alta concentrazione di palazzo rinascimentali mai vista», e ne ama il porto «cuore pulsante da sempre».
Il romanzo è coinvolgente fin dalla prime pagine, in cui la figura di Luciana Vetra, «desiderata da tutti e amata da nessuno» è descritta senza romanticismi, ma con una spietata crudezza. I suoi traffici amorosi raccontati dall’autrice sono specchio di un’epoca in cui, malgrado lo splendore delle città e delle corti, era più facile morire che vivere. E per una donna senza la giusta protezione l’esistenza poteva durare lo spazio di un incontro.
«La ladra della Primavera» è da leggere.

Non solo per la capacità narrativa dell’autrice, che inchioda il lettore, ma anche per la ricostruzione accurata degli ambienti. Non si legge il Rinascimento, si vive. Il libro è da non perdere. Anche per la splendida traduzione dall’inglese di Claudia Lionetti.

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