Milano - Concedere il proprio corpo a 15 anni per avere l’ultimo modello dell’iPod o dell’iPhone. Succede nelle scuole milanesi, senza distinzione tra i prestigiosi licei del centro e gli istituti professionali della periferia, tra le scuole pubbliche e quelle private. Ci sono le liste di baby-escort che circolano via internet o sui cellulari dei ragazzi, il ragazzino ne contatta una via sms e le dà appuntamento in un angolo appartato della scuola. Rigorosamente al di fuori dell’intervallo quando l’attenzione di docenti e personale scolastico è più alta.
Prostituirsi tra i banchi di scuola È più o meno questa la prassi diffusa nelle scuole del territorio milanese su cui ha fatto scattare l’allarme l’ambulatorio per le vittime del bullismo del Fatebenefratelli, il primo esempio in Italia di osservatorio pubblico sul mondo giovanile. La prima segnalazione si è avuta nel 2008, ma è nel corso di quest’anno che il fenomeno ha assunto una rilevanza preoccupante con 12 segnalazioni giunte dagli adolescenti in cura presso la struttura milanese. "Quasi mai un adolescente viene da noi per denunciare questi episodi - spiega il professor Luca Bernardo responsabile dell’ambulatorio - noi abbiamo avuto notizie di questi episodi attraverso alcuni adolescenti che volevano uscire da storie di bullismo e alcol. È molto difficile che a quell’età parlino di sessualità".
Lo "scambio" di beni Finora, dalle testimonianze raccolte tra gli adolescenti, non si sono scoperti episodi di sesso in cambio di denaro, mentre è prassi "ricambiare" la prestazione con oggetti di valore come può essere un lettore mp3. "Si tratta - racconta il professor Bernardo - di uno scambio di atti sessuali tra ragazzi in cambio di oggetti di pregio che una volta sono l’iPod un’altra un capo di abbigliamento firmato. Per ora non ci sono segnali di giri di denaro: stanno molto attenti a non entrare nell’illegalità". E non si provi a relegare il sesso a scuola, ennesima espressione del disagio giovanile, come un fenomeno di degrado sociale.
Un fenomeno trasversale Perché dalle testimonianze raccolte dall’ambulatorio milanese emerge l’analisi di un fenomeno socialmente trasversale: le segnalazioni riguardano tanto i prestigiosi licei del centro quanto gli istituti più periferici, nè c’è distinzione tra la scuola pubblica e quella privata. "Lo fanno per noia, per apparire, per voler essere sempre più oggetto del desiderio - prosegue il medico - di sicuro non sono storie di degrado. E nessuna scuola può chiamarsi fuori". Per questo è necessario uno sforzo corale da parte di istituzioni, scuole e famiglia per affrontare con gli adolescenti un tema come quello della sessualità. In particolare le "famiglie hanno il compito primo di parlare con i figli di questi argomenti - dice Bernardo - non è facile: spesso le ragazzine hanno un doppio abbigliamento, riescono a tenere nascosti ai genitori indumenti intimi piuttosto che scarpe molto vistose. Certo i segnali ci sono: magari abbandonano lo sport, o cominciano ad avere disturbi legati all’alimentazione".
Le responsabilità dei genitori Il problema è che in alcuni casi i genitori preferiscono chiudere un occhio, fiduciosi che una volta superata l’adolescenza il problema svanisca.
"Noi abbiamo parlato con i genitori - spiega ancora il medico - alcune famiglie avevano avvertito qualcosa, ma molte altre non volevano crederci o ci sono apparse addirittura infastidite come nel caso di una famiglia della Milano bene che ci ha chiesto esplicitamente di stare fuori dalla loro vita privata. Noi ci sentiamo solo di dire che quando si hanno delle avvisaglie è fondamentale parlare con i ragazzi e non soprassedere".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.