Sette pianoforti in onore del Papa

RomaQuale altra ragione, se non la passione per la musica e la pratica pianistica, può aver spinto Papa Benedetto XVI ad accettare un concerto offertogli dall’Accademia pianistica di Imola? Franco Scala, direttore dell’Accademia racconta come sono andate le cose. «Ho scritto alla segreteria di Stato per offrire al Papa un concerto privato, abbastanza inusuale, per il quale avremmo portato in Vaticano i pezzi più pregiati della nostra collezione di pianoforti. Ben sette strumenti firmati dai più importanti costruttori europei su ciascuno dei quali eseguire un brano del concerto, affidato alla pianista cinese Jin Ju, accolta fra i docenti della nostra accademia. Per settimane ho atteso una risposta. Poi, un mese fa dal Vaticano mi comunicano che il Papa era lieto di accettare la nostra proposta, incuriosito dalla presenza contemporanea di tanti strumenti, e che fissava il concerto per oggi ma non nei suoi appartamenti, bensì nella Sala Paolo VI». Nella quale c’è stato un solo storico precedente, un quarto di secolo fa, quando davanti a Giovanni Paolo II suonò Arturo Benedetti Michelangeli. Il Papa avrebbe voluto sedere in mezzo agli strumenti, per poterli ammirare da vicino. «Non è stato possibile - conclude Scala - perché i sette strumenti sono schierati uno accanto all'altro, e sarà la pianista a muoversi; tuttavia abbiamo previsto che il Papa sia seduto a pochi metri», per fargli compiere agevolmente l'interessante viaggio fra le sonorità pianistiche, dalla fine del Settecento ai primi del Novecento.
Jin Ju comincerà dal «pane quotidiano di ogni pianista», secondo la felice espressione di Schumann, dal Clavicembalo ben temperato di Bach (Preludio n.1 dal Primo libro), proseguirà con Domenico Scarlatti, Mozart, Ciaikovskij ( dalle Stagioni farà Ottobre e Agosto), Beethoven ( Sonata Al Chiaro di luna, su un fortepiano Conrad Graf del 1825), Chopin (Ballata n.

4, su un Erard di fine Ottocento), per finire con la lisztiana Parafrasi sopra il Rigoletto di Giuseppe Verdi, eseguito su uno Steinway del 1885.
Al concerto partecipano i vescovi africani presenti a Roma per il Sinodo, rappresentanze diplomatiche, personalità delle istituzioni e amanti della musica, per un totale stimato di oltre quattromila persone.

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