La Sicilia cade a pezzi ma Crocetta si auto-elogia su Facebook

All'indomani del crollo del viadotto sull'autostrada Palermo-Catania a causa di una frana trascurata per dieci anni, il governatore si incensa su Facebook

Il Presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta
Il Presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta

La scelta del giorno di inaugurazione è stata, a dir poco, infelice. Già, perché proprio all'indomani del crollo "fisico" della Sicilia -a causa di una frana trascurata per dieci anni si è sbriciolato il pilone di un viadotto lungo l'autostrada Palermo-Catania, il che di fatto vuol dire che per chissà quanto tempo i due principali capoluoghi dell'isola non saranno più collegati direttamente - il governatore ex tsunami che una ne pensa e cento ne fa ha pensato bene di far debuttare, sulla sua pagina Facebook, una rubrica settimanale in cui raccontare direttamente ai siciliani le sue gesta. Con un effetto che sarebbe comico se alla base non ci fosse la tragedia di una regione che non solo cade a pezzi fisicamente, ma che si ritrova, proprio grazie al suo governatore, con un debito sulle spalle che sfiora gli otto miliardi, visto che ai mutui già contratti con le banche per 7,5 miliardi circa sta per aggiungersene un altro, necessario per chiudere i conti del bilancio, appena approvato dalla giunta regionale.

Quisquilie, per Crocetta. Che va dritto per la sua strada e inaugura la sua rubrichetta social, «A fine settimana riflessioni del presidente» con un titolo quanto mai indicativo: «Quanto livore». «Leggo commenti scomposti - scrive gongolante il governatore -da parte di coloro che credevano che non ce l'avremmo fatta. Un buco di bilancio di 3 miliardi e 200 milioni, un default annunciato, il commissariamento sperato. Solo che è tutto falso, perché il disavanzo l'abbiamo coperto, il bilancio è stato approvato dalla giunta, con la delusione degli ambiziosi, che antepongono gli interessi personali a quelli di tutta la Sicilia. Il dato reale - continua è che abbiamo approvato un bilancio in equilibrio, confermando spesa sociale e quella per gli investimenti». Crocetta le cifre: «Intanto coloro che ancora non hanno studiato la finanziaria scrivono dell'esistenza di 420 milioni di euro virtuali, che tagliamo investimenti per i precari, per le università e per i teatri. Mentre noi tagliamo solo gli sprechi, cioè, facciamo rigore senza macelleria sociale. I 420 milioni di euro sono certi, l'accordo con il governo nazionale c'è già e quando avverrà la relativa formalizzazione, a giorni, i critici supponenti rimarranno di nuovo delusi e dovranno inventarsi altro. In settimana - prosegue - abbiamo inoltre assunto 13 testimoni di giustizia siciliani ed altri 35 li assumeremo a maggio, nel giorno di Falcone. Siamo l'unica regione in Europa a manifestare solidarietà vera nei confronti di coloro che, vittime innocenti, hanno combattuto e combattono il racket e la mafia. E che dire, poi, di un bando che arriverà fino a 70 milioni di euro a favore dei piccoli comuni, per la manutenzione delle scuole, delle caserme, degli edifici pubblici, che risolve i problemi strutturali dei comuni e le esigenze di lavoro nelle piccole realtà locali, che spesso navigano nelle difficoltà a causa dell'assenza di risorse. Un modo concreto per stare vicino ai sindaci e alla popolazione. E i 37 milioni di euro stanziati per la formazione che riusciranno a coprire i costi per la terza annualità? Non sono forse la migliore risposta che il governo potesse dare? Non intendiamo smantellare la formazione professionale, ma riqualificarla per essere più vicina sia alle esigenze degli alunni che degli operatori, eliminando le ruberie del passato. Questi sono fatti, le chiacchiere le lasciamo agli altri».

Naturalmente nessun cenno ai mutui per otto miliardi che i siciliani si troveranno sulle spalle.

E neppure alla notizia del giorno, che forse per 10 anni Palermo e Catania, appena 170 chilometri, non saranno più raggiungibili direttamente via autostrada. Quanto questo costerà al Pil dell'isola ancora è da quantificare. Dettagli, per il governatore. Dettagli che all'autoelogio social, evidentemente, non giovano.

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