Che cosa sarebbe il profilo di Roma senza l'inconfondibile mole tondeggiante del Cupolone? Una città diventa immortale, anzi eterna, anche grazie allo svettare dei suoi edifici religiosi, testimoni di un passato che non tramonta, non si sgretola con il tempo e promette di reggere anche un domani. Il Cupolone come le guglie del duomo di Milano, o anche le torri di Notre Dame a Parigi che hanno resistito alla furia del fuoco: case di Dio, luoghi di fede, centri di irradiazione religiosa che avendo secoli di storia alle spalle sono stati punti di riferimento per generazioni di persone. Così sono diventati anche sacrari di una storia, una cultura, un modo di intendere la vita, scrigni d'arte e architettura.
Ma la skyline della Roma religiosa si sta modificando. E il cambiamento nella capitale è l'emblema della trasformazione in atto in tutto il Paese. La cupola di Michelangelo è da 25 anni affiancata dalla grande moschea di Roma, la più vasta d'Europa. È una vicinanza simbolica oltre che geografica: in linea d'aria la distanza tra il Vaticano e il viale della Moschea è di circa 6 chilometri. Cupolone e minareto non sono fianco a fianco, come a Gerusalemme la moschea di Al-Aqsa e i resti del tempio di Salomone. Ma l'importante è che il luogo sacro dei musulmani si trovi a Roma: re Faysal dell'Arabia Saudita volle lanciare una testa di ponte in Europa e scelse proprio la Città eterna, il cuore della cristianità.
Così oggi, alla cupola sotto la quale vive il papa cattolico fa da contraltare il minareto islamico. Senza contare il tempio maggiore ebraico, una delle maggiori sinagoghe d'Europa. E da un mese e mezzo si è affiancato anche il tempio dei mormoni, ancora più lontano in linea d'aria dal Vaticano: si trova a Settebagni, zona Porta di Roma, altro nome simbolico, a due passi da un gigantesco centro commerciale. Sacro e profano. Anche i mormoni, come i musulmani, hanno scelto Roma per costruirvi il maggiore edificio europeo della loro religione: 60mila metri quadrati di superficie, un tempio su tre piani guarnito di granito e vetrate artistiche, due guglie alte 48 e 42 metri. Ce ne vuole per raggiungere gli oltre 130 metri della lanterna del Cupolone, ma la sfida è lanciata.
In Italia sono 2 milioni i cittadini che professano religioni diverse da quella cattolica. La comunità più numerosa è quella protestante: secondo le stime 2018 del Cesnur, il Centro studi sulle nuove religioni, essa rappresenta oltre il 23 per cento del totale dei non cattolici. Per la gran parte non si tratta di protestanti «storici», cioè valdesi o luterani, ma dei pentecostali, una confessione molto diffusa in America Latina e che sta prendendo piede anche da noi. In tutto il mondo i pentecostali sono mezzo miliardo e continuano a crescere. I protestanti sono seguiti dai testimoni di Geova, un culto che fa proseliti anche tra gli immigrati, e poi da musulmani, ortodossi e buddisti: queste cinque confessioni rappresentano il 90 per cento dei cittadini italiani non cattolici.
Ma a questi 2 milioni vanno aggiunti oltre 5 milioni di immigrati privi di cittadinanza. Qui le proporzioni si rovesciano. I musulmani sono 1,7 milioni e gli ortodossi (in particolare romeni) 1,5 milioni. Una pressione fortissima, anche se più simbolica che numerica, e la costruzione di nuovi grandi edifici di culto ne è la riprova: non solo moschee, ma anche chiese ortodosse, copte e di altri riti.
Erigere una chiesa, oltre che una forma per onorare Dio, è una necessità per radunare le schiere sempre più massicce di fedeli. E mentre i nuovi culti si rafforzano, il cattolicesimo si indebolisce sempre più. Lo stesso Cesnur ha calcolato che l'80 per cento degli italiani (48 milioni di persone) si dichiara cattolico ma soltanto il 30 per cento (18 milioni) frequenta ancora la chiesa sia pure saltuariamente, con una tendenza a ridurre ulteriormente la pratica domenicale.
I sociologi la chiamano «credere senza appartenere»: una generica vicinanza ad alcuni principi, ma poi la vita normale va per conto suo. Così è in tutta Europa.E mentre le fiamme divorano le chiese cattoliche, un altro fuoco, quello del sacro fervore, fa erigere cuspidi, torri e minareti che assediano cupole e campanili sempre più muti.
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