Da Sinatra agli Stones quando il vinile era una galleria d'arte

In un bellissimo libro fotografico la storia e l'epica delle copertine. C'è quella "firmata" di Armstrong e Dylan con la foto della Cardinale

Da Sinatra agli Stones quando il vinile era una galleria d'arte

Chiamatela arte povera se volete, però ha segnato il costume e la moda del Novecento. È quella dettata dal long playing, da quel prezioso oggetto in vinile in formato 30 X 30 che in un attimo si mangiò i 78 giri in gommalacca e cambiò la storia della musica. Oggi si vendono più di 10 milioni di Lp l'anno, nulla in confronto alle centinaia di milioni di album scaricati digitalmente, ma il «discone» fa ancora tendenza e artisti come Jack White lo usano per lanciare i propri nuovi progetti. «Quando ascolti musica su un dispositivo digitale - dice White - pensi: ok, questa è la canzone, ma non è veramente un disco. Un disco è quello su vinile».Agli albori bisogna distinguere tra il fonografo inventato da Edison e il grammofono creato da Emile Berliner, il cui collaboratore Fred Gaisberg - all'inizio del '900 - prese ad usare la gommalacca per stampare i 78 giri, la cui durata era di 3 minuti, qualsiasi cosa si stesse registrando, musica classica compresa. Il concetto di «album» nasce proprio allo scopo di mettere insieme un certo numero di canzoni senza limiti di tempo. Fu nel 1945 che la Columbia presentò in pompa magna, con una conferenza stampa al Waldorf Astoria di New York, i primi Lp. Fu una dimostrazione spettacolare: da un lato c'era una pila di 78 giri alta più di due metri, dall'altro 101 Lp che, con le loro copertine sottili, misuravano appena 40 centimetri. Nacquero così i primi Lp storici e ricercati dai collezionisti, come Louis Armstrong Hot 5, del 1947, con incisioni del 1925-1928 e la divertente copertina del pioniere degli art graphics Jim Flora.Queste e mille altre storie (comprese le copertine più celebri di tutti i tempi e i più strani modelli di giradischi) sono contenute nello splendido libro fotografico Vinile. Il disco come opera d'arte di Mike Evans (Atlante, pagg. 256, euro 29,50). Quando il long playing è ancora nella fase dell'infanzia, personaggi come Frank Sinatra, nel 1955, colgono l'occasione per mettere insieme una fila di brani con un unico filo conduttore in dischi come In the Wee Small Hours, rivoluzionando il mercato con il primo «concept album», che verrà poi sovrautilizzato dalle band inglesi di rock progressivo (uno dei più celebri e dalla copertina elaborata, contenente un vero e proprio giornale, è Thick As a Brick dei Jethro Tull).Al mondo del jazz non pareva vero di poter incidere brani senza limiti di tempo, come la serie di album Jazz at the Philarmonic di Norman Granz, il quale registrò - anche per protesta contro la segregazione razziale - lunghe jam session con tutte le star del mondo afroamericano. Le major del rock si scatenarono in creatività con copertine che diventavano delle vere opere d'arte, come i disegni fantasy creati da Roger Dean per gruppi come Yes, Uriah Heep, Asia. Bob Dylan regalò al rock il primo doppio album della storia, Blonde On Blonde, con un brano di 11 minuti (Sad Eyed Lady of the Lowlands) e (per i più fortunati) una foto di Claudia Cardinale che poi fu rimossa. Un caposaldo della cultura popolare fu lo psichedelico Sgt.Pepper dei Beatles, seguito dalla sobrietà del cosiddetto «album bianco» contenente capolavori come Blackbird e Helter Skelter.Nel trasgressivo mondo del rock non possono certo mancare le «copertine estreme», come quella di Sticky Fingers dei Rolling Stones. Rappresenta un primo piano dell'«area pelvica» di un giovane con jeans e cerniera funzionante in primo piano (sotto naturalmente c'è un paio di slip), concepita da Andy Warhol e realizzata da Craig Braun, l'uomo che l'Atlantic minacciò di denunciare quando scoprì che la zip danneggiava i dischi. Si decise quindi di metterli in vendita con la cerniera abbassata perché non toccasse i solchi. Da non dimenticare anche School's Out del trasformista Alice Cooper, con un bellissimo disegno di copertina avvolto da mutandine di donna, molte delle quali erano infiammabili e provenivano da un sequestro della dogana europea. Ci furono album che ebbero un successo strepitoso, tra questi Songs in the Key of Life di Stevie Wonder, debordante doppio LP con in più un dischetto 7 pollici con quattro brani. Le incisioni durarono più di due anni e nel frattempo Wonder si accaparrò un contratto da «artista più pagato al mondo». Contenente classici come Isn't She Lovely?, fu il terzo album della storia (dopo due lavori di Elton John) a entrare direttamente al primo posto delle classifiche di Billboard (1977), cosa che non accadde più fino al 1986 con l'uscita del live di Springsteen 1975-85.

Altri fenomeni tipici del mondo del vinile sono i «Picture Disc», come quelli dei Kiss, degli Iron Maiden disegnati da Derek Riggs o She Was Hot dei Rolling Stones, la cui «linguaccia» divenne simbolo di un picture da capogiro; e i bootleg, come Going to California dei Led Zeppelin, che contiene l'allora inedita Stairway to Heaven.

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