Siria, pena di morte per chi arma i ribelli

Decreto «antiterrorismo» del governo. di Damasco Le associazioni umanitarie intanto denunciano cento morti, tra civili e militari disertori, nelle ultime 24 ore

I manifestanti sono terroristi e chi li arma verrà punito con la pena di morte. Il regime siriano stringe la morsa intorno a disertori e ribelli armati. Il presidente, Bashar al-Assad, ha firmato un decreto che impone la pena di morte per chiunque «fornisca armi o aiuti a fornire armi al fine di commettere atti terroristici», ha riferito l'agenzia ufficiale Sana. Il provvedimento prevede anche l'ergastolo e i lavori forzati in caso di traffico d'armi «per profitto o al fine di commettere atti terroristici».
Fin dall'inizio delle proteste in marzo, le autorità di Damasco hanno sempre rifiutato di riconoscere il carattere pacifico di gran parte delle manifestazioni, affermando che alla guida della rivolta vi sono «bande di terroristi armati».
L'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) e i Comitati di coordinamento locale degli attivisti anti-regime forniscono intanto cifre sempre più allarmanti sugli scontri. È di un centinaio di morti, tra militari disertori e civili, il bilancio delle ultime 24 ore di violenze e repressione in diverse località del Paese.
Secondo l'Ondus, tra 60 e 70 soldati che tentavano di fuggire dalle caserme a Kansafra e Kfar Awid, nella regione nord-occidentale di Idlib, sono stati uccisi ieri dalle forze di sicurezza fedeli al presidente Bashar al Assad a colpi di mitragliatrici.


Per i Comitati di coordinamento, sono 40 i civili uccisi ieri: tredici nella regione di Homs, undici in quella meridionale di Daraa, nove in quella di Idlib, tre in quella orientale di Dayr az Zor, tre nel centro di Damasco e uno a Hama.

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