Le 10 cose che bisogna sapere su Paolo Villaggio

L'attore genovese, scomparso oggi a 84 anni, non è stato solo il ragionere Ugo Fantozzi. Ecco un elenco di 10 curiosità legate a Villaggio e alla sua carriera

Paolo Villaggio nel Dottor Kranz (1968)
Paolo Villaggio nel Dottor Kranz (1968)

Per l'italiano medio che ha saputo tratteggiare al cinema con impareggiabile maestria, Paolo Villaggio era soprattutto Ugo Fantozzi. Ma l'attività artistica dell'attore genovese è andata al di là della semplice ma geniale maschera del ragioniere, incarnando sia sul grande che sul piccolo schermo una sterminata galleria di personaggi divertenti e grotteschi che lo hanno consegnato alla storia della cultura italiana. E poi oltre al cinema ci sono stati libri, radio, doppiaggi e molto altro ancora. Ecco una lista delle 10 curiosità che bisogna conoscere su Paolo Villaggio.

1) Villaggio era nato a Genova nel 1932. Amava la sua città ma dopo il trasloco a Roma per ragioni professionali, era giunto a maturare un rapporto controverso con Genova e i suoi abitanti. L'attore non aveva mai accettato la trasformazione industriale della città della Lanterna, ricordando con nostalgia le lucciole che ogni notte, sulla spiaggia di Boccadasse, illuminavano di luce naturale le serate trascorse in compagnia della sua storica fidanzata e poi moglie. Fu proprio la "scomparsa delle lucciole" ad alimentare il suo noto pessimismo.

2) Prima di intraprendere la carriera artistica Villaggio lavorò per qualche tempo all'Italsider di Genova. Da quell'esperienza Villaggio prese spunto per disegnare tutti i personaggi su cui si sarebbe imperniata la saga di Fantozzi. Non solo il ragioniere, ma anche i geometri Filini e Calboni e la signorina Silvani, per non parlare della caratteristica che accomunava gli impiegati di quella che sarebbe diventata la "megaditta": il diffuso e ostinato servilismo nei confronti dei potenti, trasformati in entità sovrannaturali attraverso la creazione del "Megadirettore galattico".

3) Paolo Villaggio decise soltanto in extremis di incarnare di persona la maschera di Ugo Fantozzi. L'idea di Luciano Salce, regista dei primi due episodi della saga, era un'altra: Villaggio non era considerato adatto a recitare, tanto che la produzione del film contattò prima Ugo Tognazzi e poi Renato Pozzetto. Il primo declinò, mentre il secondo era impegnato nello stesso periodo nelle riprese del suo primo film "Per amare Ofelia": di qui la scelta di Salce e Villaggio di "giocare in casa", cambiando per sempre la storia del cinema italiano.

4) Villaggio non è stato soltanto un attore, avendo affiancato all'attività cinematografica una corposa produzione letteraria. 28 i titoli dati alle stampe dal 1971 al 2016 e non tutti strettamente comici, come per esempio il volume "Storia della libertà di pensiero" del 2008. Ma i libri più importanti di Villaggio risalgono ai primi anni '70, quando raccolse nei libri "Fantozzi" e "Il secondo tragico libro di Fantozzi" i racconti scritti dopo il 1971 per l'Europeo. Entrambi i libri divennero in breve tempo dei casi editoriali.

5) Come detto, il ragionier Ugo Fantozzi è stata la maschera più azzeccata e sfruttata della carriera di Villaggio. Ma l'attore genovese ha incarnato molti altri personaggi. Il primo in ordine cronologico è stato il Professor Kranz, portato alla ribalta durante la trasmissione tv "Quelli della domenica" del 1968. Aggressivo, torvo e imbroglione, il "Tetesco di Cermania" millantava doti di illusionismo e resistenza che si sfaldavano di fronte alla prova dei fatti. Kranz ebbe portata rivoluzionaria: fu il primo a usare un atteggiamento scontroso nei confronti del pubblico.

6) L'altra macchietta indimenticabile della carriera di Paolo Villaggio è stata certamente Giandomenico Fracchia. Apparso per la prima volta in tv sempre in "Quelli della domenica", Fracchia voleva rappresentare in chiave parodistica la figura-tipo dell'impiegato timido, goffo, sfortunato e vigliacco che andava in tilt di fronte al suo superiore. Memorabili i tormentoni "mi si intrecciano i diti!" e "Com'è umano lei!", resi ancora più divertenti dalla capacità della spalla Gianni Agus di interpretare magistralmente il ruolo dell'autoritario dottor Onimbelli.

7) Villaggio aveva fama di persona schietta e decisa, a tratti arrogante. Tuttavia, l'attore genovese ha avuto inaspettati slanci di affetto nei confronti degli "uomini più importanti della sua vita": Fabrizio De André, Vittorio Gassman e lo spesso sottovalutato Luigi Schroeder in arte "Gigi" Reder, ricordato per avere vestito i panni del geometra Filini nei film della saga di Fantozzi. Subito dopo la sua morte, Villaggio disse che "Reder era un grande attore. Con me era come Peppino De Filippo con Totò: spesso faceva ridere più di me".

8) Villaggio era un uomo profondamente politico. Elettore fedele del Pci fino agli anni Ottanta, nel 1987 sorprese tutti candidandosi alle elezioni politiche con Democrazia Proletaria. Marco Taradash racconta che nel 1994 Marco Pannella riuscì a convincere Villaggio a candidarsi con i Radicali. Ma quando l'attore seppe che i Radicali si erano accordati con Silvio Berlusconi, un imbarazzato - e arrabbiato - Villaggio diventò prima bianco e poi rosso, cambiando più volte colore come nella divertente scena dei pomodorini " a 18 mila gradi".

9) L'attore genovese fu un amico fraterno di Fabrizio De Andrè. Alla fine degli anni Sessanta i due diedero vita a una collaborazione musicale che sfociò nella realizzazione dei singoli "Il fannullone" e soprattutto "Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers": Villaggio ne scrisse i testi, De Andrè le musiche. Importante sarebbe stata anche, nel 1975, la stesura del testo della "Ballata di Fantozzi", di cui tutti ricordano i versi "Sveglia e caffè, barba e bidet, presto che perdo il tram" e "Crocifisso in sala mensa no, mi vergogno!".

10) Sterminata la filmografia di Villaggio. Oltre ai 10 titoli della saga di Fantozzi, l'attore genovese lavorò con registi come Federico Fellini ("La voce della luna"), Luigi Comencini ("Signore e signori buonanotte") e Mario Monicelli ("Cari fottutissimi amici").

Tra le sue migliori interpretazioni, impossibile dimenticare il suo personaggio del maestro Sperelli nel film di Lina Wertmuller "Io speriamo che me la cavo", una pellicola ispirata all'omonimo libro di Marcello d'Orta dove Villaggio vestiva i panni di un maestro elementare ligure trasferito per sbaglio in un paesino del Napoletano.

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