Mafia, trattative e Berlusconi: le ossessioni "sinistre" al Lido

Nelle sezioni collaterali, Sabina Guzzanti e Franco Maresco con le solite accuse e ricostruzioni. Ma i selezionatori non si sono ancora accorti che tutto è cambiato?

Mafia, trattative e Berlusconi: le ossessioni "sinistre" al Lido

Narratrice/prof. di teologia/giornalista/Berlusconi. Quattro ruoli, un'unica interprete: Sabina Guzzanti. Titolo del film: #Latrattativa . Non c'è niente da fare. L'Italia cerca di andare avanti. Ma è tutto inutile. Il '900 sarà stato pure il secolo breve ma con un'onda così lunga che qui da noi continua a travolgerci. Come in un eterno loop di una trasmissione di Michele Santoro o di un editoriale di Marco Travaglio ecco che anche il cinema rischia di arrivare fuori tempo massimo. Eco di un'altra epoca. Anche se, bisogna dirlo, Berlusconi funziona sempre. Così insieme a #Latrattativa , alla 71a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica a fine agosto verrà anche presentato un film dal titolo abbastanza suggestivo: Belluscone, una storia siciliana di Franco Maresco, il genialoide inventore, insieme a Daniele Ciprì (direttore della fotografia del film di Sabina Guzzanti), del celebre Cinico Tv che andava in onda su Rai Tre. Sulla falsariga di quella trasmissione, con le assertive domande fuori campo dell'intervistatore, si dipana «un film - dice il direttore della Mostra Alberto Barbera che l'ha scelto per la sezione Orizzonti - molto complesso e provocatorio, d'autore e personale, con la storia di Berlusconi e Forza Italia che si mescola a riflessioni nel tipico stile di Maresco, con il tema della mafia, ma anche con quello della crisi dell'artista, della realtà che non riesce più a cogliere, con la fine delle illusioni, di un epoca e di una società».

Che poi su Berlusconi, il core business su cui costruire intere carriere, televisive, teatrali e anche cinematografiche, ci si scanna pure per chi la dice più forte e chiara. Così Sabina Guzzanti continua il suo percorso, molto coerente ma altrettanto monotematico, mettendo in scena, in un teatro di Cinecittà, la presunta trattativa tra lo Stato e la Mafia affidando a diversi attori la lettura dei documenti del processo. Naturalmente la scelta di far interpretare a uno stesso attore sia Dell'Utri che un magistrato oppure a un altro Giancarlo Caselli/massone/magistrato/agente dei servizi segreti la dice lunga sull'idea che sta dietro al film con un paese irrimediabilmente compromesso «dall'eterna convivenza - scrive nelle note di regia Sabina Guzzanti - fra mafia e politica, mafia e chiesa, mafia e forze dell'ordine». Una tesi così scandalosa, secondo l'autrice, per la quale il festival di Venezia le avrebbe negato il concorso: «Avete sentito la bella notizia? Latrattativa è stato invitato al festival, ovviamente, dato il tema, fuori concorso», scriveva ieri sul suo blog Sabina Guzzanti che ha prodotto il film con Valerio De Paolis dopo che la commissione ministeriale non gli ha dato un punteggio sufficiente per il finanziamento statale (complotto!).

Più curioso sarà sicuramente Belluscone, una storia siciliana di Franco Maresco che si avvale della collaborazione di Tatti Sanguineti (presente al festival di Venezia con il suo film Giulio Andreotti - Il cinema visto da vicino ) oltre che degli interventi di Ficarra e Picone. Non foss'altro perché il regista, come sempre sarcastico e tagliente, è riuscito a intervistare di persona Marcello Dell'Utri cha ha «giocato» con lui, acconsentendo a sedersi in una specie di trono su un palcoscenico d'un teatro e a rispondere a domande del tipo «Come finirà la storia politica e personale di Silvio Berlusconi?» citando a memoria una poesia di Eugenio Montale: «Il poeta scrive: “Un imprevisto è la sola nostra speranza”, però aggiunge tra parentesi un altro verso che recita “ma mi dicono che non è una bella cosa”». Oppure a quest'altra: «Cosa non sappiamo ancora di Berlusconi?».

«Se si scavasse bene scopriremo che ha ucciso lui Enrico Mattei…», risponde scherzoso l'ex senatore oggi detenuto in carcere a Parma prima della scomparsa del sonoro per colpa del solito fonico sabotatore. Che però non interverrà quando nel film verrà chiaramente detto che Stefano Bontade, uno dei capi di Cosa Nostra, diede 10 miliardi di lire a Berlusconi all'epoca di Milano 2.

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