"Adesso vado porta a porta con il mio quiz sulla cultura"

Il conduttore debutta lunedì su Rai2 con "Apri e vinci": "Non potrei mai fare la iena e disturbare le persone"

"Adesso vado porta a porta con il mio quiz sulla cultura"

«Avremmo bisogno di più secchioni, nel nostro paese. È giusto essere un nerd al giorno d'oggi». Anche per vincere qualche soldo. La pensa così, Costantino della Gherardesca che porta in Italia Apri e Vinci, prodotto da Rai 2 e Stand By Me, dal 7 gennaio su Rai2 (dal lunedì al sabato alle 16.45 e la domenica alle 20.00). Uno show che testa il livello di cultura generale degli italiani. E lo fa di casa in casa, interrogando le persone direttamente sul loro divano. Senza studio, senza pubblico, in pratica un quiz a premi a domicilio. «La gente mi trova direttamente sul pianerottolo di casa». Un'occasione per raccontare l'Italia in modo originale (e soprattutto realistico).

Che Italia ha trovato?

«Varia. Non ho visto differenze tra fasce sociali o regioni. Ho incontrato giovani preparati e altri che amano solo andare in discoteca a cazzeggiare. Una fotografia della realtà. Certo, la gente preparata è una minoranza. Uno, in un mondo ideale, si auspicherebbe che fosse la maggioranza...».

E il suo stile come sarà, sempre un po' algido?

«Sono diventato più empatico del solito, vedrete. E poi sono semplicemente educato, non mi permetterei mai di urlare addosso a un anziano che non sa una domanda. Ultimamente invece la tv è sempre più urlata. Il mio conduttore preferito era Corrado, con il suo stile asciutto. Lo ritrovo un po' in Lilli Gruber».

E cosa porta questo format israeliano nella nostra tv?

«Una ventata di novità. Ci sono paesi molto innovativi nella produzione di format, come Israele e Olanda. La nostra tv è ancora un po' provinciale nell'intrattenimento, ma cosa ancor più grave nel giornalismo, che ha la responsabilità di fare informazione».

Auspica un'apertura, per la nostra tv?

«È un'impronta che tento di dare a tutti i programmi che faccio. La chiusura porta solo disagio economico e sociale. Anche quando facevo programmi più trasgressivi ho sempre pensato quanto sia utile essere informati su tutto, sul mondo. Se uno vuole aprire una pizzeria dovrebbe conoscere anche l'arte contemporanea».

E un programma di informazione lo farebbe?

«Se si tratta di raccontare il mondo ci sto già lavorando, ho un progetto per piattaforme online e nuovi media. Cosa fanno la sera i ragazzi ad Algeri, dove c'è il coprifuoco, come si divertono? In Sudafrica ci sono ancora rimasugli dell'Apartheid? Pochi sanno che la Nigeria esporta serie tv per tutta l'Africa. C'è un mondo positivo e affascinante, da raccontare».

I suoi pregi e i suoi difetti da conduttore.

«Sono troppo ben educato. Non potrei mai fare la iena, disturbare le persone, interromperle mentre parlano. Così come non riesco a dare troppa attenzione ai social. Chi lavora con me mi dice Instagram è importante, dovresti fare foto, stories, ma io mi vergogno a tirare fuori il telefonino mentre mi trovo al ristorante, lo trovo maleducato. Non sono estroverso, né invadente. Anche se a qualcuno, tutto sommato, mi trova solo garbato».

Parliamo della sua forma fisica, di cui si parla tanto...

«Ho perso 25-26 chili. Avevo molto più successo sentimentale da grasso che da magro, perché quando mangiavo ero più gioviale e la gente è attratta dalle persone allegre. Ma avevo l'apnea del sonno, durante la notte mi sentivo male. Sono dimagrito perché ero obbligato».

Quindi sentimentalmente non va benissimo.

«Va malissimo. Lavoro tanto e non ho vita sociale. Vivo molto isolato, sono un orso. Sono single, mi farebbe piacere avere qualcuno che mi faccia compagnia, ma non sento tutto questo desiderio devastante di trovare un amore».

Ha detto più volte che avrebbe più successo con le donne, di quanto ne abbia con gli uomini.

«Ce l'ho tuttora. Ho avuto molte proposte, anche quando ero molto grasso, da donne anche bellissime, ma ahimé, sono omosessuale. Da giovanissimo ho avuto alcune donne, fino ai 21 anni. Poi dopo basta. La mia identità sessuale mi era già chiara, ma desideravo fare quel tipo di esperienza».

Preferisce essere corteggiato?

«Nel mio caso è una necessità. Visto la vita isolata che faccio, un eventuale corteggiatore dovrebbe venire a rompermi le finestre di casa con le pietre, come fanno i ladri. Ma la gente oggi non corteggia più, la vedo brutta per me».

A un figlio ci pensa mai?

«Certo, nel frattempo metto bocca sull'educazione dei figli dei miei amici. I bambini devono sapere le lingue, su questo non transigo. Con me farebbe una vita privilegiata, lo manderei nelle scuole migliori, gli darei una buona educazione, per trovare lavoro e inserirsi nella società. Qualsiasi bimbo, rispetto a un villaggio povero del Congo, starebbe meglio con una coppia gay o una donna single».

L'adozione per single secondo lei potrà realizzarsi in Italia?

«Dovrebbe. Certamente non è vero che un bambino ha bisogno di un papà e di una mamma, ma di molto di più. Cioè di genitori responsabili, di certezze e di una società positiva con cui interagire. Trovo comunque un'Italia molto meno omofoba di un tempo.

Il Governo scorso ha fatto la legge sulle unioni civili, le coppie gay sono più accettate nelle città e ben inserite nei media, non tragicamente come quarant'anni fa. Da questo punto di vista c'è stato un progresso positivo che non si può ignorare».

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