Ascolti (quasi) biblici ma il vero miracolo è Benigni che parla da Dio

Il monologhista accorato batte nettamente il comico sulfureo. Dopo Dante e la Costituzione, un passo in avanti dell'attore

Ascolti (quasi) biblici ma il vero miracolo è Benigni che parla da Dio

Continua l'evoluzione di Roberto Benigni. Si precisa e definisce, senza rinnegamenti, sussulti, abiure. Da Mario Cioni di TeleVacca, passando per Berlinguer, ti voglio bene , al Mosè del Sinai di queste due sere su Raiuno, il passo è lungo. Quasi mezzo secolo, dagli esordi a oggi. In mezzo c'è stata La vita è bella e la capacità di trattare la Shoah con la leggerezza della fiaba. E c'è stato l'innamoramento per la Commedia dantesca. Nessun voltagabbanismo improvviso, chiamasi percorso. O metanoia, direbbero quelli che hanno studiato, avendo a che fare con un cambiamento esistenziale.

In queste serate si è visto all'opera l'esegeta, il monologhista colto e accorato (voto: 9) ben più del comico sulfureo di un tempo (voto: 6,5). L'età avanza e si accompagna a una nuova saggezza. È stato un grande spettacolo. Un evento di quelli che la Rai dovrebbe offrirci più spesso al di là delle polemiche sul cachet, peraltro ben ammortizzato dal diluvio di spot che ne ha preceduto la messa in onda. La prima serata de I Dieci Comandamenti è stata seguita da 9,1 milioni di telespettatori, 33,2 per cento di share. Ascolti biblici, vien da dire con una battuta. In realtà, quasi biblici, perché forse ci si attendeva il superamento della soglia psicologica dei 10 milioni. Le altre apparizioni in qualche modo paragonabili alla prima serata sul Decalogo di Mosè, cioè L'ultimo del Paradiso , riferito al canto dantesco (23 dicembre 2002), e La più bella del mondo , ovvero la Costituzione italiana (17 dicembre 2012), avevano ottenuto ascolti più elevati (sempre 12,6 milioni di telespettatori, nel primo caso con il 45,48 per cento di share, nel secondo col 43,94). Ma soprattutto, rispetto alla performance dantesca lo scenario televisivo è completamente cambiato, con l'avvento del digitale terrestre e la frammentazione dei canali. Nei confronti della serata dedicata alla Costituzione, tema laico per eccellenza, bisogna invece notare che a essere cambiato è il clima politico, ben più partecipato quello del 2012 rispetto a quello attuale. Dedicare due serate all'esegesi delle Tavole della Legge rappresentava un rischio. Nell'Italia di oggi, nella quale settanta tra vip, intellettuali e volti noti lanciano un appello pubblico in favore dell'eutanasia, I Dieci Comandamenti sono un argomento «divisivo». Non tutti accettano di trascorrere due ore ascoltandone la narrazione. Non a caso Benigni ha chiesto all'inizio licenza di superlativo. Non si parla tutte le sere di Dio. «Ma non facciamo scherzi: Dio c'è», ha incalzato. «Noi stasera crediamo tutti in Dio. Non mi permetterei mai di parlare per due ore di qualcuno che non c'è».

C'è chi, nostalgico di tempi e cliché superati, vorrebbe inchiodare il comico toscano ai ruoli dell'esordio o a quelli di una militanza politica più esplicita. Per quanto ci riguarda, rispetto all'attore di satira che ironizza su Renzi tifoso del Vaticanum per governare a vita, preferiamo il monologhista che contagia la sua passione per la storia dell'alleanza tra Dio e l'uomo. Il Benigni che si commuove e strappa applausi svelando il Dio geloso, un Dio che vuole l'esclusiva. E a chi, dall'alto della sua cattedra, osserva che le «dieci parole» non avrebbero «bisogno di spiegazioni (se mai di applicazioni)», ribattiamo che no, i Dieci comandamenti non sono una stringata lista di regole di comportamento. Non sono la dettatura secca di un Dio austero e distante, ma un passo decisivo con il quale il Padreterno si compromette con il popolo ebraico. Allo schematismo dell'«applicazione» preferiamo il contagio della fascinazione.

La «Chiesa cresce per attrazione più che per proselitismo», ebbe a dire papa Francesco qualche tempo fa. Spiegando il Decalogo del Sinai, Benigni ha scelto questa strada. «E se Dio non c'è, noi lo aspettiamo», ha buttato lì. Come a dire, che qualcosa poteva succedere anche in diretta. Lì e allora.

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