Il diario al fronte di Benito scatena guerre editoriali

Scadono i diritti sul testo scritto in trincea e parte la corsa alla pubblicazione del reportage bellico

Il diario al fronte di Benito scatena guerre editoriali

Un testo in presa diretta dalle trincee, anche se da zone del fronte che non erano sempre al centro dell'azione. Un diario, pubblicato a puntate sul Popolo d'Italia, che doveva essere la prova provata che Benito Mussolini era capace di far seguire i fatti alle parole. E, a più di cent'anni dall'inizio della prima pubblicazione un testo che è ancora un caso editoriale in grado di scatenare una piccola corsa tra editori. Stiamo parlando del Giornale di guerra che il futuro duce vergò dopo essere stato richiamato alle armi, come bersagliere, per quel Primo conflitto mondiale di cui aveva voluto a tutti i costi l'Italia partecipe.

Cosa racconta il trentenne Mussolini della vita al fronte? Moltissime cose e, a tratti, in maniera molto meno enfatica di come ci si potrebbe aspettare da un propagandista del conflitto. Nel testo c'è la noia, l'effetto terrificante dei bombardamenti, la vita minuta dei soldati. Anche un divertente glossario per far capire al lettore il linguaggio delle trincee. Ma soprattutto c'è il senso di freddo e di umido della guerra in montagna. Non manca, sotto traccia, anche la polemica a distanza con quei giornali, tra cui il Mattino di Napoli e L'Avanti! che accusavano il direttore del bellicista Popolo d'Italia di godere di troppi privilegi e troppe licenze. Il futuro duce sottolinea sempre il suo essere un semplice soldato. Di certo era un cronista di razza e quindi il suo racconto è sempre vivido, avvincente. Non sacrifica mai alla retorica la capacità narrativa. Insomma è un testo che «prende» a differenza di altre memorie, magari scritte mesi o anni dopo il conflitto.

Insomma quando Mussolini si ritaglia un ruolo forse più eroico di quello che ebbe, lo fa con sapienza. Soprattutto nel testo originale del '15-'17, nella pubblicazione in volume del '23 invece alcune parti (soprattutto quelle più irreligiose) vennero espunte.Ecco perché il testo tentava da anni molti editori. Ma, come ci ha spiegato Adriano Ossola della Leg, era quasi impossibile mettersi d'accordo sui diritti con gli eredi Mussolini. Ora però sono scaduti e dal 14 di questo mese ci saranno in libreria ben 3 edizioni. Una è proprio quella della Leg (pagg. 218, euro 22), con una postfazione di Mimmo Franzinelli. Un'altra, che ha per curatore Alessandro Campi, esce per i tipi di Rubbettino (pagg. 336, euro 16). La terza è invece curata dal Mulino e si avvale dell'esperienza storica di Mario Isnenghi.

Ed è significativo che editori di ogni orientamento politico si «contendano» un testo, per certi versi minore, di Mussolini. L'ego giornalistico di Benito, che «depose la penna per imbracciare il fucile» senza però deporla mai troppo, ne sarebbe lunsingato.

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