Se Costanza Miriano è la mia madrina spirituale, Flavio Cuniberto è il filosofo che non sono, lo studioso coi quattro quarti di dottorale nobiltà, il professore universitario che scrive di cattolicesimo contemporaneo così come di romanticismo tedesco, l'autore di saggi su Friedrich Schlegel, di cui se mi concentro riesco a ricordare l'esistenza, e su Jacob Böhme, per il quale devo ricorrere obbligatoriamente a Wikipedia. Non me ne vergogno: solo Dio è onnisciente. Ma sono consapevole di essere un cattolico di strada e la seconda intervista di un Cattolico Perplesso, ossia di un semplice cristiano turbato dalle contraddittorie novità che diuturnamente giungono da Roma, e perciò assetato di certezze, la faccio a un cattolico accademico.
La prima domanda è uguale per tutti. Da quando un imam ha parlato nel duomo di Parma, raccontando dal pulpito la fola di Maometto uomo di pace (col prete a fianco assentente e zittente l'unico fedele che ha osato obiettare), io non vado più a messa nel duomo di Parma: faccio bene o faccio male?
«Trovo inammissibile la presenza in cattedra di un imam, o di qualunque altro dignitario religioso non cristiano, nel corso di una liturgia cattolica. Ciò non ha a che fare col rispetto, che nel mio caso è massimo, per le religioni non cristiane, ma col rischio enorme della confusione tra le fedi religiose (chiamalo sincretismo o come vuoi). Perché allora non concelebrare la messa insieme a un rabbino, a un imam, a un pastore luterano?».
Ad Assisi, durante gli incontri ecumenici, ci sono arrivati vicino.
«Ne siano o meno consapevoli, le autorità cattoliche che promuovono queste iniziative si muovono sulla scia del famigerato Parlamento delle religioni, celebrato a Chicago nel 1893 su iniziativa della Teosophical Society. Così il culto religioso diventa una commedia dell'arte, con le varie maschere sul palcoscenico. Sulla domanda circa il duomo di Parma sono in difficoltà. Alla fine direi: la messa cattolica è la somma convergente delle due liturgie, la parola e l'eucarestia. Fino a quando non toccheranno i due capisaldi non importano né il luogo né l'omelia né il celebrante».
Tu sei corresponsabile del mio sbigottimento. In Madonna povertà. Papa Francesco e la rifondazione del cristianesimo scrivi che la Evangelii gaudium e la Laudato si' sembrano «un programma rivoluzionario nel senso più giacobino della parola: un dittico post-cristiano». Con la Amoris laetitia abbiamo un trittico?
«Certo, con la Amoris laetitia abbiamo un trittico giacobino che sovverte il vecchio ordine per aprire una nuova era. Si potrebbe introdurre un nuovo calendario: siamo nell'anno quarto dell'Era Bergoglio».
Papa Francesco ha detto che Dio non è cattolico. Questa affermazione ispira una domanda antipatica: Papa Francesco lo è?
«Ha ragione Bergoglio a dire che Dio non è cattolico (Dio non va a messa): ma neanche Bergoglio è cattolico. Naturalmente si comporta come se lo fosse, ma non lo è. Per ragioni che non è possibile riassumere in una breve intervista (i colpi di maglio che ha inferto ad alcuni punti-chiave della dottrina cattolica sono tali che non ha senso parlare di aggiornamento: si tratta di una vera e propria demolizione)».
Mi piacerebbe si riparlasse di cattocomunismo, parola che nessuno usa più proprio ora che la cosa dilaga. Tu hai scritto che la Evangelii gaudium torce il Nuovo Testamento per fargli dire ciò che si vuole dica: beati i poveri nel senso sociopolitico del termine. Se non è cattocomunismo questo...
«L'idea stravolta di povertà che esce dai documenti papali (facendo strage della Scrittura) eleva alla sfera dogmatica il vecchio pauperismo cattolico. Che si possa parlare di cattocomunismo ho qualche dubbio, il discorso di Bergoglio sull'appianamento delle disuguaglianze somiglia piuttosto alla strategia della sinistra tardo-capitalista, i cui magnati, da Bill Gates a Soros, finanziano ONG a tutto spiano. L'elemento rivoluzionario non è tanto l'ideologia marxista ma la sovversione dei vincoli tradizionali (la famiglia naturale ad esempio), la sparizione del concetto di peccato e un materialismo di fondo, corretto in senso panteistico».
Un dettaglio della Laudato si' che mi ha gettato nello sconforto è stato l'elogio della raccolta differenziata. Manca solo la maledizione contro gli inceneritori ed ecco il programma dei Cinque Stelle. Perché la Chiesa spreca le proprie energie in questioni così tecniche, così opinabili e così lontane dal cuore della fede?
«La pagina dell'enciclica ha dell'incredibile: le virtù del buon consumatore tardomoderno diventano le nuove virtù evangeliche. Temo che la Chiesa, non solo Bergoglio, si aggrappi a questi temi perché ha la sensazione di affondare e crede di trovare lì un punto d'appoggio, un surrogato identitario. In effetti sta affondando perché ha perso di vista (nei documenti papali è evidente) la propria dimensione spirituale. Non esiste più una spiritualità cristiana, se non in poche oasi marginali. L'esperienza del divino è totalmente ignorata nei documenti papali (non basta citare di qua e di là le fonti canoniche: questa è routine protocollare). Vedo, per dirla tutta, un ateismo strisciante, che arriva al vertice della gerarchia. Il discorso del papa a Cracovia è stato, in questo senso, esemplare. Non esiterei a definirlo il discorso di un papa ateo».
Tu che vivi a Perugia e insegni Estetica in quell'università, come te la spieghi la chiesa di Fuksas a Foligno, quella specie di centrale nucleare conficcata nel cuore dell'Umbria che sta facendo scappare i fedeli? Non dal punto di vista di Fuksas, che fa il suo mestiere di architetto nichilista, ma da quello dei vescovi della Cei che l'hanno approvata...
«Il problema, come giustamente sottolinei, sono i vescovi. Occupandomi di Estetica aggiungerei che lo scadimento pauroso della cosiddetta arte sacra è lo specchio di una crisi spirituale. Perché la bellezza appartiene alla dimensione spirituale. Una vecchia formula dice: Ars orandi, ars credendi (Dimmi come preghi e ti dirò quale è la tua fede). Ne propongo una parafrasi: Ars aedificandi, ars credendi (Dimmi come costruisci le tue chiese e ti dirò qual è la tua fede). Il cemento di Fuksas è una prova dell'esistenza del Maligno».
***
La prima intervista della serie «Un cattolico perplesso» è uscita il 20 settembre. La prossima e ultima uscirà martedì 4 ottobre
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.