Peter Sís è nato a Praga nel maggio del 1949. È nella Cecoslovacchia comunista che ha iniziato a creare film di animazione (ha vinto anche un Orso d'oro a Berlino); poi è andato a Hollywood, per il progetto di un cartone sulle Olimpiadi del 1984. L'anno del boicottaggio sovietico, e l'anno in cui Sís è rimasto in America. Da allora, grazie a due mentori come Maurice Sendak e Jackie Onassis («sembra incredibile, ma sono stati loro a cambiarmi la vita»), è diventato illustratore e scrittore di libri per ragazzi, con i quali ha vinto i premi più prestigiosi; il libro più recente, il meraviglioso Robinson, è pubblicato in Italia da Adelphi (pagg. 48, euro 22). Sís, in Italia per la Children's Book Fair di Bologna, lo presenta oggi a Ravenna (Biblioteca Holden, ore 17).
Perché un libro su un «Robinson Crusoe» di oggi?
«Mia sorella ritrovò delle vecchie foto nella casa di Praga e ce n'era una di me, da bambino, vestito da Robinson Crusoe. Un ricordo terribile».
Come mai?
«C'era questa festa in costume, in cui tutti i ragazzini volevano vestirsi uguali. Mia madre mi propose di travestirmi da Robinson Crusoe, che era uno dei miei libri preferiti. Il costume era meraviglioso, ma tutti gli altri ridevano di me. Ero imbarazzatissimo».
E poi?
«Poi vinsi il premio come miglior costume, quindi dovetti anche salire sul palco... tremendo. Mi ammalai. Ci misi giorni a riprendermi. È la storia di come si possa trovare fiducia in sé grazie ai libri, è una storia sul potere dei libri per i bambini».
Perché amava tanto Robinson?
«Era pieno di risorse e non si arrendeva mai. Ti insegna che, anche da solo, puoi farcela. Anche se non è un libro con un messaggio politico, come altri ha contribuito a formare la mia anima e il mio cuore, contro l'ideologia comunista».
È cresciuto sotto il comunismo.
«Considero una enorme ingiustizia il modo in cui il sistema cercava di controllare le menti e di dire ai bambini quello che dovevano fare. Era un modo per spezzare la personalità. Anche se nei miei libri uso l'umorismo, era qualcosa di molto serio».
Per questo un altro eroe dei suoi libri è Galileo?
«Certo. Lui che, da solo, ha affrontato tanti ostacoli. E prima ancora Cristoforo Colombo, che perseguì le sue convinzioni. E Darwin, che alla fine trovò il modo di dire al mondo ciò in cui credeva. Non devi sempre viaggiare, per essere un vero esploratore».
È tornato a Praga?
«Oggi torno, e sono pubblicato. Ho conosciuto il presidente Havel, a cui ho regalato il mio libro La conferenza degli uccelli poco prima che morisse. Per lui ho dipinto un affresco all'aeroporto di Praga: è un uomo fatto di molti uccelli».
Per volare via?
«Il mio è un piccolo Paese, non puoi dispiegare le ali. Amo l'idea di andare lontano, nel blu del cielo».
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