È polemica sul doppiaggio proposto da Netflix in italiano per “Neon Genesis Evangelion”. Per problemi di diritti d'autore si è voluto rimettere mano al doppiaggio originale della famosa serie anime giapponese, con il risultato di avere non solo voci stranianti al posto di quelle a cui i fan erano da decenni abituati, e affezionati, ma di sentire i propri personaggi parlare un linguaggio forbito, confuso e a tratti inutilmente aulico che nulla ha a che vedere con l’essenza stessa di questo visionario prodotto che ha cambiato per sempre il mondo dell’animazione.
Tra l’altro, Netflix, probabilmente sempre per problemi di copyright e diritti, ha tolto anche l'iconica sigla di chiusura, la celebre "Fly Me to the Moon" di Bart Howard cantata da Claire Littley, lasciando sgomenti gli ammiratori della serie che si sono subito mobilitati in massa sui social, facendo sentire forte e chiaro il loro dissenso. Dopo che sul web è esplosa, irrefrenabile, la rivolta dei fan che hanno anche lanciato petizioni, raccogliendo migliaia di firme per chiedere a Netflix di rimettere mano al doppiaggio, rispettando, in particolare, la traduzione dei dialoghi dal giapponese all'italiano senza svilirne il significato, oggi questi irriducibili fan hanno vinto la loro battaglia contro il colosso televisivo.
Sulla pagina Facebook italiana di Netflix è comparso questo annuncio: “Ci avete fatto capire il vero significato di ‘stato di furia’. Quel pochitto che possiamo fare è dirvi che ci dispiace e che il doppiaggio ed i sottotitoli della versione italiana di Neon Genesis Evangelion saranno presto sistemati (e, nel mentre, abbiamo rimosso il doppiaggio)” e sa un po’ di vittoria di Davide contro Golia che dimostra, però, che quando le motivazioni sono valide, nessun network, pur potente che sia, può fare spallucce, ignorando le richieste dei suoi abbonati.
La celebre piattaforma di streaming ha quindi promesso di rimettere mano al doppiaggio curato da Gualtiero Cannarsi che, eppure, collaborò all'adattamento di Evangelion negli anni Novanta, considerato il migliore dai fan della serie. Cosa l’abbia spinto a una metamorfosi così radicale non è chiaro. Quel che è certo è che il risultato non convince e in un momento in cui Netflix è già costretta ad alzare in Italia il prezzo mensile degli abbonamenti pur di fare cassa, dato le prime defezioni di chi ha notato che si punta troppo sulla quantità e poco sulla qualità, col risultato che poche nuove serie riescono ad avere una seconda stagione, per non parlare di una terza.
Gli “angeli” sono diventati “apostoli”, le macchine umanoidi multifunzione non si chiamano più “Eva-01”, “Eva-02”, etc, ma “Unità primaria”, “Unità 2”… perché? I personaggi, poi, parlano un italiano che non esiste, con battute arzigogolate frutto di una traduzione testuale che non ha alcun significato. Un esempio per tutti? Tradurre un proverbio giapponese alla lettera in “Un bel bagno fa il bucato alla vita" invece che "un bel bagno lava via i dispiaceri", usando quindi espressioni che fanno parte della lingua italiana.
Vedremo come sarà il prossimo doppiaggio di “Neon Genesis Evangelion”, altrimenti l’unica alternativa sarà ascoltarlo in lingua giapponese originale, con i sottotitoli per bypassare i doppiatori.
Segui già la nuova pagina di gossip de ilGiornale.it?
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.