Mi aveva scritto un sms un mese fa, il 14 novembre, spiegandomi che era in ospedale per un versamento pleurico. Diceva con la sua solita autoironia: «Che cosa ha provocato il travaso? Ai posteri l'ardua sentenza». Purtroppo la sentenza del Fato è stata la più drastica possibile, e Giuseppe Lippi è morto all'ospedale di Pavia sabato, a poco più di 65 anni. Una perdita insanabile per la letteratura dell'Immaginario.
Giuseppe infatti è stato per 29 anni il curatore di Urania, la pubblicazione di Mondadori che dal 1952 diffonde la fantascienza in edicola: solo da un paio di mesi il suo nome era scomparso dalle pagine del mensile non solo come curatore ma anche come consulente editoriale. Era anche il curatore di molte altre pubblicazioni mondadoriane, specie quelle degli Oscar. I suoi ultimi grandi successi sono stati nella serie degli Oscar Draghi, volumoni dalle appariscenti copertine in cui aveva pubblicato tutto il Conan di Robert Howard, i racconti di Clark Ashton Smith, tutto Poe e molti tomi dedicati alla sua vera, eterna passione H.P. Lovecraft, il prossimo dei quali sarà I Miti di Cthulhu: sarà una edizione aggiornata e ampliata. L'ultima volta che lo incontrai fu proprio alla presentazione dell'autore di Providence a Stranimondi di Milano nell'ottobre scorso.
Nato nel 1953 nel Cilento, Lippi si trasferì a Trieste dove si laureò con una tesi sulla letteratura fantastica. Lo conobbi lì durante il festival del film di fantascienza nel 1972 quando pubblicava il fanzine Il Re in Giallo.
Ha tradotto non si sa quanti romanzi, ha scritto oltre un migliaio fra articoli e introduzioni, alcuni libri tra cui il giovanile Guida alla fantascienza (Gammalibri, 1978) e il più recente Il futuro alla gola (Profondo Rosso, 2015), ma anche alcuni originali racconti che qualcuno adesso dovrebbe riunire e ripubblicare.Con Giuseppe se ne è andato nell'Altrove Assoluto non solo un pilastro del fantastico italiano, ma anche un caro, irripetibile, umorale amico da 45 anni (con l'auspicio che la sua biblioteca venga preservata...).
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