"Modellini fantasia Così abbiamo creato uno tsunami sul set"

Félix Bergés racconta come, senza troppi trucchetti digitali, ha messo in scena il più grande maremoto della storia del cinema

Una scena del film "The impossible"
Una scena del film "The impossible"

Anziché puntare alla meraviglia e al fascino della catastrofe, come capita troppo spesso nei blockbuster americani, per le drammatiche immagini dello tsunami di The Impossible, il regista Juan Antonio Bayona e il supervisore agli effetti visivi Félix Bergés, già con Alejandro González Iñárritu su Biutiful, hanno cercato la via del realismo, e di suscitare l'emozione dello sgomento. «È stato importante parlare con María Belón», spiega Bergés a Ciak, «per interpretarne le sensazioni: quella di un muro d'acqua che arriva e oscura il sole, gettandoti in un incubo subacqueo in cui non sai più se stai affondando o risalendo in superficie». Ovviamente Bergés e il suo team della spagnola El Ranchito (elranchito.es) si sono studiati accuratamente le immagini televisive d'archivio dello tsunami, capendo che per rispettare un senso di verità bisognava girare con acqua vera, limitando quella digitale «a soli spruzzi e immagini di sfondo, perché le onde create al computer riescono a ingannare l'occhio umano solo nelle scene riprese a distanza, mentre non funzionano nei primi piani con gli attori».
Una scelta vincente dettata anche dalla «fortuna», di avere limitazioni nel budget.

A parte il grosso degli effetti sull'ambientazione, qualche ritocco digitale è stato necessario per rendere più credibile il trucco dei feriti: «In realtà gran parte del merito è di chi ha creato il make-up» (ovvero l'italiano Alessandro Bertolazzi, nda), spiega Bergés, «e noi ci siamo limitati a piccoli interventi, come rendere più profonda la ferita sulla gamba di Naomi Watts ed eliminare imperfezioni del trucco del seno».
Qui a fianco: quattro momenti chiave della lavorazione spiegati da Bergés.

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