Grande Cannavacciuolo nei panni di Milly

La grande Milly, la cantatrice della Torino sabauda tra le due guerre ovvero Carla Mignone, è stata un'artista singolare. Prima che il successo internazionale le arrivasse, dopo una lunga tournée americana accolta da frenetici applausi, e anche con la prima italiana dell'Opera da tre soldi, dove è stata una Jenny di struggente tenerezza sotto la guida di Giorgio Strehler. Oggi, finalmente, Gennaro Cannavacciuolo e il Teatro Franco Parenti di Milano celebrano la sua leggendaria presenza con lo spettacolo Il mio nome è Milly, dove il protagonista, un artista famoso anche per i suoi travestimenti, enuncia che il farlo «stavolta sarebbe un'ingiuria da lavare col sangue». Si gioca invece sulle appoggiature di questa voce miracolosa che mandava in visibilio il pubblico. Affrontando gli echi leggendari di questo canzoniere prima cantato e poi recitato con lo struggente Ricordo di Cesare Pavese e gli echi dei song's brechtiani fino alla prosa del Barone di Birbanza di Carlo Maria Maggi, oltre al ricordo della leggendaria Édith Piaf e ai souvenir di Arpino di cui fu sublime interprete di Donna amata dolcissima.

E per chi non se lo ricordasse Milly è stata anche la fremente dicitrice di un testo come L'istruttoria di Peter Weiss che interpretò con voce rotta dall'emozione dal suo palcoscenico d'elezione: il teatro Gerolamo. Applausi dunque per Cannavacciuolo, questo meraviglioso chansonnier che senza tradirla ce la restituisce più viva che mai in un concerto indimenticabile.

IL MIO NOME È MILLY - Teatro Franco Parenti.

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