Lasciare il segno è un'arte E ora è anche da museo

Creata dalla storica azienda di penne Aurora, apre a Torino l'Officina dedicata alla scrittura e alla sua evoluzione

Lasciare il segno è un'arte E ora è anche da museo

da Torino

Scriveva Francesco Petrarca che «la penna stretta tra le dita dà pace, posata dà compiacenza». Anche dentro una teca serba il suo fascino e possiamo dirlo dopo aver visitato il primo museo in Italia dedicato proprio al segno e alla comunicazione scritta, dalle pitture rupestri fino alle forme della comunicazione contemporanea. In curiosa coincidenza con un mondo editoriale attento più agli eventi che a lasciare «segni» e in controtendenza con i musei che fanno a gara per potenziare i dipartimenti di fotografia, media e video art, a Torino apre dal 1° ottobre l'Officina della Scrittura. L'idea è di Cesare Verona, presidente di Aurora Penne, «figlio d'arte» non solo perché ha raccolto dal padre la gestione dell'azienda ma anche perché nell'albero genealogico vanta un avventuriero bisnonno che, già a fine Ottocento, si era buttato sul commercio di macchinari per scrivere. Verona, va detto, è anche tra i più noti collezionisti italiani di strumenti di scrittura: «Questo non è un museo, ma un luogo dove trovare emozioni», dice mentre ci aggiriamo negli spazi di quello che fu un complesso monastico (c'è ancora una magnifica chiesa benedettina del 1143: meriterebbe il restauro), poi si trasformò in filanda e, quando gli alleati, nel '43, bombardarono la fabbrica Aurora in pieno centro a Torino, divenne la nuova sede dell'azienda di famiglia (in Strada Abbadia di Stura). Qui, accanto alla moderna sede produttiva, non è nato il solito museo aziendale: in 2.500 metri quadri si compie piuttosto un viaggio simbolico nella comunicazione scritta della specie umana.

Accolti dai lavori dei calligrafi sulle mura, l'Officina racconta, con un occhio di riguardo anche per la fruizione di bambini e ragazzi, le origini del segno e della scrittura. In mostra, oggetti che hanno fatto la storia come gli antichi pennini d'oca, la prima macchina da scrivere Remington e poi le tredici penne iconiche del Novecento, come la Waterman's 22 del 1896 e la Hastil Aurora disegnata da Marco Zanuso nel 1970, talmente artsy da essere stata esposta anche al MoMA di New York... Otto milioni gli euro finora investiti nel progetto e un obiettivo: toccare i quarantamila visitatori in tre anni. Fattibile, se si considerano alcune felici intuizioni espositive per il grande pubblico quali il tunnel a forma di stilografica che attraversiamo come fossimo gocce d'inchiostro nel pennino. E poi c'è la ricostruzione rigorosa degli uffici Aurora degli anni Venti (fin nell'odore di talco e violetta, allora tanto di moda) e una piccola biblioteca con la raffinata collezione di libri sulle stilografiche di proprietà di Cesare Verona. Tra i pezzi più significativi esposti c'è persino una vecchia bicicletta appartenuta a un artigiano che girava sul ponte di Lecco: era attrezzata per la riparazione delle stilografigià perché nella prima metà del Novecento, quando la comunicazione (commerciale, privata) passava solo per lettera vergata a mano, l'«arrotino» pedalava di casa in casa per sistemare le penne che non funzionavano...

Se il percorso espositivo si fosse limitato alla celebrazione del passato, saremmo nell'ambito di un museo tematico fatto con buon senso: l'Officina ha scelto invece una strada diversa, ospitando in un'apposita area mostre temporanee di arte contemporanea (Torino, va detto, è piuttosto ricettiva sull'argomento). Si comincia con Scripta Volant (dal 1° ottobre fino al 15 gennaio), collettiva curata da Ermanno Tedeschi che presenta opere di una trentina di artisti tra quelli che più di altri scelsero il «segno» quale loro cifra stilistica.

Ci sono le mappe del mondo firmate da Alighiero Boetti, le cancellature di Emilio Isgrò, le calligrafie poetiche di Carla Accardi, le pitture pop di Emilio Tadini, le frasi provocatorie di Salvo, i manifesti di Ugo Nespolo, le creazioni di Carol Rama... Stili diversi, accomunati dall'aver subito il fascino pacato del segno scritto, la sua bellezza e forma estetica capace di trascendere persino il significato. Scripta manent.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica