Giorgia Farina, 28 anni, un master alla Columbia University di New York, diversi cortometraggi alle spalle, ora un esordio tutto al femminile, Amiche da morire. Come mai? «Questa storia l'ho scritta per due motivi. Il primo è che in Italia le commedie sono un assemblaggio senza vera storia con un continuo di battute e di gag come nelle slapstick comedy. Io penso invece che si possa ridere in maniera intelligente come nei classici di Risi e Monicelli».
E il secondo motivo?
«Non ci sono commedie di donne. C'è sempre un capocomico maschile e così ho pensato di creare tre caratteri femminili. Donne che però non si redimono, non sono particolarmente buone e all'inizio si sopportano malamente. Qui la commedia non è edulcorata, sono femmine con le loro debolezze, litigiose, avide e anche un po' oche».
Come ha scelto le protagoniste?
«Abbiamo scritto i personaggi pensando proprio a Claudia Gerini, Cristiana Capotondi e Sabrina Impacciatore».
Quali sono i suoi riferimenti cinematografici?
«Io amo i western, gli horror ma anche la nuova commedia inglese a cui cerco d'ispirarmi».
L'esperienza americana come è stata?
«Fantastica, c'è uno sguardo positivo verso i giovani».
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