Marina Abramovic baciata dall'arte ma ferita dalla vita

Luca Beatrice

Settanta anni di arte e vita raccontati in prima persona, senza risparmiare particolari del privato che sembra contraddire lo straordinario ruolo pubblico di Marina Abramovic. Fragilità che si contrappone alla determinazione di un caterpillar. Attraversare i muri (Bompiani, pagg. 411, euro 19) è l'autobiografia con cui l'artista serba festeggia un compleanno che più che un traguardo sembra la rampa di lancio per altre nuove esperienze.

Ne esce un io diviso. Da una parte la performer che più ha inciso negli ultimi decenni d'arte, partita alla conquista del mondo da una realtà periferica come l'ex Jugoslavia, viaggiando e imponendosi per la forza delle sue opere e delle sue azioni, un tempo provocatorie e oggi assurte al ruolo di grande classico. Quando cominciò, nei primi anni '70, giova sempre ricordarlo, per le donne era molto difficile imporsi nella cultura, e davvero Marina è stata l'autentica apripista non solo di un linguaggio - la Body Art - ma di una nuova fase dell'arte verso la globalizzazione. Ma poiché arte e vita in lei coincidono, l'autoritratto molto onesto disegna una persona per molti versi incapace di rapporti significativi nel proprio intimo. Parla senza remore sia del primo compagno Ulay, con il quale ha condiviso le tappe del percorso iniziale, sia di Paolo Canevari, l'artista romano, 17 anni più giovane di lei, e di un matrimonio durato oltre un decennio, poi finito male. Il lavoro la prende sempre in maniera totalizzante, tale e tanto l'investimento esistenziale, finendo per sacrificare legami e sentimenti. Abramovic, complice il fisico statuario ottenuto oltre che con la chirurgia da una disciplina ferrea, risulta così una mantide: restare al suo fianco, soprattutto per chi abbia simili ambizioni creative, è praticamente impossibile. E lei lo capisce, ne soffre, però alla fine viene sempre fuori l'unica vera priorità, il lavoro, il successo, il consenso.

Premiata dall'arte ma ferita dalla vita, di recente Marina ha innescato una brutta polemica, sostenendo che i figli sono un ostacolo alla carriera di una donna. Parole sgradevoli in bocca appunto a una donna. Leggendo il libro si scopre però quanto la maternità mancata l'abbia condizionata, facendole sviluppare nei confronti dei suoi uomini un atteggiamento cannibalesco. E infatti se ne sono andati. Le pagine più interessanti, anche se in gran parte conosciute, sono quelle in cui racconta le sue opere. Straordinaria l'ultima performance The artist is present, vista a New York da oltre 850mila persone, una prova di forza sovrumana destinata a segnare la storia recente.

L'ultima Marina però fa soprattutto esercizio di Name Dropping; sulla sua agenda sono segnati tutti i nomi di chi conta, dal direttore del MoMA a Lady Gaga, e lei conosce davvero e frequenta tutti i vip del jet set internazionale che la venerano come una reliquia. Questa ostentazione è tipica peraltro del suo modo di fare: appena la smette e torna a parlare di arte ci rendiamo però conto di quanto sia stata importante.

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