Montalbano arresterà Camilleri?

Lo scrittore fu incantato da Montante, che si rivelò amico dei boss

Montalbano arresterà Camilleri?

Sicilia, terra di farfantarie e fatterelli di cronaca, da cui possono nascere capolavori letterari o ottimi libri di inchiesta. Come Il Padrino dell'Antimafia (Zolfo editore) di Attilio Bolzoni, prima firma «siciliana» di Repubblica: ossia la vera storia, fra ricatti e ruberie, clan e corruzioni, di Calogero Antonio Montante, detto «Antonello», nato nel 1963 in un paese in mezzo all'isola, Serradifalco, diventato negli anni Duemila uno degli uomini più influenti d'Italia (Vicepresidente di Confindustria, Cavaliere della Repubblica, imprenditore dalle molteplici attività che Renzi voleva addirittura ministro) e assurto per una stagione ad apostolo dell'Antimafia. Mentre poi si scoprì essere contiguo a Cosa Nostra. Oggi è in carcere, in attesa di giudizio per associazione a delinquere e corruzione. Un uomo abbandonato da tutti, del quale un tempo tutti volevano essere amici... Tanto che nella rete di relazioni tessuta da Montante restò impigliato persino il vecchio Camilleri. Che se lo viene a sapere il Commissario Montalbano, lo arresta pure.

Bolzoni infatti nota come nel 2008 Gaetano Savatteri pubblicò un racconto, La volata di Calò (Sellerio), sulla splendida avventura imprenditoriale del nonno di Montante, che nella Sicilia degli anni Venti fondò la fabbrica di biciclette destinata a diventare fra le più importanti dell'isola. Libro di cui tutti parlarono anche per lo scritto in appendice, strillato in copertina, in cui Camilleri ricorda di quando, durante la guerra, 1943, era sfollato con madre e zie proprio a Serradifalco e di come - in sella a una bici «Montante», 55 chilometri di ansia e pedalate - a un certo punto tornò a cercare notizie del padre nella sua Porto Empedocle. Ma come scopre Bolzoni in mezzo alla sua indagine giornalistica e come hanno dimostrato gli accertamenti di polizia, quella fabbrica di biciclette non esisteva affatto, allora. Tutta una montatura di Montante per accreditare nobili ascendenze imprenditoriali. Oggi a Serradifalco gli anziani sorridono di fronte alle domande sulle origini della «Montante cicli»...

Insomma, una patacca. Avallata dal prestigio di Camilleri. Il quale ancora nel 2011 firmava la prefazione di Senza padrini di Filippo Astone, un libro-panegirico sugli «eroi dell'antimafia».

Primo fra tutti Calogero Antonio Montante, un oscuro siciliano vicino a un boss di Cosa Nostra diventato incredibilmente - con il concorso esterno di politici, magistrati, funzionari infedeli dello Stato, il giornalismo della legalità, Don Ciotti, Libera e tutto il cucuzzaro - il simbolo della Sicilia eroica e incorruttibile.

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