Verdone: "Non è solo la crisi Il cinema affonda per carenza d'idee"

L'attore e regista commenta il disastroso box office natalizio: "Le proiezioni nelle sale potrebbero anche non avere futuro"

Verdone: "Non è solo la crisi Il cinema affonda per carenza d'idee"

Iniziamo dalla fine, purtroppo: «La sala cinematografica ha un futuro? Io inizio a nutrire qualche dubbio». L'intervista con Carlo Verdone, nel telefono l'eco dei primi botti di Capodanno, si conclude con una domanda retorica che ci lascia un po' sorpresi, pronunciata da uno dei registi e interpreti più popolari del nostro cinema che nelle sue analisi, sempre attente e puntuali, non è mai stato catastrofico. Perché Verdone, che sta girando insieme al fratello Luca un documentario su Alberto Sordi, è «popolare» anche nel senso di saper riconoscere in anticipo tic, usi e costumi della nostra Italia. Così, di fronte a uno dei peggiori incassi natalizi dell'ultimo decennio, Carlo Verdone che recentemente s'è visto respinto alle primarie del Pd nel ballottaggio Bersani/Renzi perché non aveva potuto votare alla prima tornata per un incidente, sembra abbandonare qualsiasi nota di ottimismo: «A rischio di essere banali, al primo posto dei motivi di questa penosa situazione c'è la crisi economica».

Un tempo si pensava che l'intrattenimento non ne risentisse.
«E invece in Italia non è così. La crisi è molto ma molto seria. L'ha capito bene chi è rimasto senza lavoro e chi deve tirare avanti con 900 euro al mese, persone che conosco bene. Così gli spettatori sono obbligati a farsi i conti in tasca e concedersi un tot di film l'anno. Un bel film come Argo quattro o cinque anni fa sarebbe andato molto meglio».

E al secondo posto di questa classifica tutta negativa che cosa troviamo?
«Io ci vedo la pirateria che dà al sistema un'altra botta da novanta. Ogni tanto chiudono qualche sito ma poi non cambia niente. In Francia ci sono riusciti con una legge. In Italia appena affronto l'argomento mettono sotto attacco il mio sito. Ma dovrebbero essere l'Anica e l'Agis a pensarci insieme al Governo e alle compagnie telefoniche perché il problema è che chi scarica non fa solo un danno a me come autore ma a circa 400mila lavoratori dell'audiovisivo».

Però quella della pirateria è una sua fissazione che sembra venire da lontano…...
«Lo sa che cosa mi ha detto la Guardia di Finanza? Che sono il più scaricato d'Italia. L'avevo già capito nel 1995. Stavo vedendo un programma in tv tipo La vita in diretta quando sento che stanno per mandare in onda le immagini di un'operazione della Guardia di Finanza. I militari entrano in un condominio, abbattono la porta di un appartamento e trovano una decina di persone al lavoro su più di cento videoregistratori che stavano duplicando un solo film, il mio Viaggi di nozze».

Ma se il pubblico diserta le sale e non sceglie tanto i film italiani non sarà anche un po' colpa nostra?
«Naturalmente e questo è il terzo punto della mia analisi. Lo specchio della crisi è anche psicologico. Il clima di depressione non aiuta né gli spettatori né gli autori. Non ci si sforza più nel cercare nuove strade. Non riusciamo più a essere curiosi come quando realizzavamo Ladri di biciclette o Umberto D.. Ora tutto sembra un remake che rappresenta una vera resa alla fertilità creativa. E poi basta con i film di “vacanze”, non è più periodo di vacanze».

I suoi film sono tra i pochi che varcano i confini nazionali.
«Riesco ad andare un po' in giro, in Spagna, in America Latina nei Paesi dell'Est. Certo vedo tanti film finanziati che costano tanto e non vanno all'estero. Per questo cerco di non fare un cinema due camere e cucina. Dobbiamo tutti cercare di stupire un po' di più. Perché ognuno deve fare la sua parte, anche le sale cinematografiche».

In che senso?
«Ormai gli schermi entrano nelle tasche, sono sempre più piccoli e più tecnologici. Così la sala cinematografica dovrebbe essere un tempio. Perché non è ammissibile andare in un cinema e trovare magari le sedie rotte, il riscaldamento mancante d'inverno e l'aria condizionata d'estate. A volte penso che il nostro sia ormai un paese in svendita che fa acqua da tutte le parti».

Parliamo di cose positive, il classico sondaggio di fine anno della rivista Ciak ha decretato come migliori attori italiani del 2012 Pierfrancesco Favino e Micaela Ramazzotti interpreti del suo recente Posti in piedi in paradiso.
«Mi ha fatto molto piacere. Devo ammettere che ci sono in Italia tanti bravissimi attori, molti dei quali sarebbero anche dei caratteristi perfetti - una categoria che ha fatto la fortuna del nostro cinema - ma la verità è che oggi vogliono tutti essere solo protagonisti. Però non posso dimenticare quanto hanno dato al mio cinema dei caratteristi indimenticabili come Mario Brega, Angelo Infanti o Lella Fabrizi».

Quali film consiglierebbe al cinema oltre all'attesissimo, ad aprile, La grande bellezza di Paolo Sorrentino con lei insieme a

Sabrina Ferilli e Toni Servillo?
«Gli stessi che andrò a vedere nei prossimi giorni appena escono: La migliore offerta di Giuseppe Tornatore, The Master di P. T. Anderson e Zero Dark Thirty di Kathryn Bigelow».

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