Da Nutini a Baglioni. Ecco un Festival che snobba i lustrini

Tramontate le ospitate di Alicia Keys e Kylie Minogue l'Ariston punta su grandi autori e artisti tradizionali

Da Nutini a Baglioni. Ecco un Festival che snobba i lustrini

Dunque le canzoni ci sono. I presentatori pure. Il leit motiv anche: il Festival di Sanremo celebrerà i sessant'anni tondi tondi della Rai Tv che, detto per inciso, è nata ben dopo che Nunzio Filogamo dicesse al Casino quel famoso «Miei cari amici vicini e lontani, buonasera ovunque voi siate!». Però mancano gli ospiti. I comici. E le sorprese più o meno prevedibili che sono da sempre il copione criticabile, ma necessario, dell'unico evento italiano più resistente del telegiornale. Chi verrà (oltre alla Carrà, così c'è la rima)? Chi farà polemica? Non che siano problemoni, per carità. Però tutto fa show. Ci sono trattative, certo. E, secondo i soliti beninformati, Laetitia Casta farà il bis con Fabio Fazio dopo aver presentato con lui il Festival del 1999. Arriverà anche Claudio Baglioni nella serata di giovedì, meritatissima apparizione la sua, oltretutto in perfetto stile Anima mia, lo show cult del 1997 su Raidue. E il venerdì sera si farà vedere anche Gino Paoli. D'altronde lui, che è sempre fuori dagli schemi, l'ha annunciato senza problemi proprio ieri a Un giorno da pecora su Rairadiodue: «Andrò a cantare con Danilo Rea e faremo un omaggio ai miei amici Bindi, Tenco, Lauzi e De André». Sarà, e tutti se lo aspettano, uno dei momenti più intensi, se non altro perché Gino Paoli è realmente il testimone più credibile di quell'epoca e di certo il più coerente.

E poi? Si sono perse le tracce del possibile duetto tra Giorgia e Alicia Keys la splendida Pregherò (I will pray) ed è anche assai improbabile che si presenti Laura Pausini perché proprio in quei giorni canterà a San Paolo in Brasile nel bel mezzo del suo tour mondiale. Anche Jovanotti, un altro dei candidati ospiti della prima ora, quando all'Ariston si accenderanno le luci sarà a New York e tanti saluti (a meno che non faccia un improbabile collegamento video). Però è tutto in movimento, tutto ormai è last minute anche in manifestazioni kolossal come queste, che si mettono in moto tanti mesi prima di andare in scena. E anche per gli ospiti stranieri nessuna notizia ufficiale. La trattativa delle trattative è, come sempre, con Paul McCartney fresco dell'ennesimo Grammy, che avrebbe chiesto addirittura un cachet full optional da 800mila euro, ovviamente respinto al mittente. Idem Roger Waters dei Pink Floyd, fresco di cittadinanza onoraria di Anzio e anche - sempre secondo chi ne sa - di golose richieste per partecipare al Festival: trecentomila euro sull'unghia, tutto compreso. Improbabile vederlo, quindi. Molto più probabile, anzi quasi certo, Paolo Nutini, golden boy del rock sporcato dal folk, 27 anni, storia da paisà che si calerebbe bene nel mondo di Fabio Fazio: è scozzese, parla un inglese alla Rod Stewart quindi pressoché incomprensibile a noi umani ma suo padre è di Barga, provincia di Lucca, e ha portato spesso il bel Paolo a svacanzare laggiù. Insomma, anche nella scelta degli ospiti, la linea del Festival di Fazio è molto chiara: poco glamour scintillante. Ad esempio non è stata presa in considerazione la possibilità di avere Kylie Minogue all'Ariston a semplice rimborso spese (ha un disco in uscita).
Ed è tramontata anche l'ipotesi Damon Albarn, che dai Blur è passato ai Gorillaz e forse al pubblico ultrasessantenne dirà poco ma per gli under 50 è una divinità del rock. Forse, ma un forse piccolo così, arriveranno Bruno Mars, appena celebrato con un Grammy per il miglior disco pop vocale, o George Michael che ha il disco Symphonica in uscita a metà marzo e quindi arriverebbe a rimborso spese. Grandi attese e qualche speranza anche per Cat Stevens: sarebbe un colpaccio. Infine il comico, già, manca un comico.

Difficile possa essere dirompente e fuori dagli schemi nella tradizione di Paolo Villaggio (1972) o the original Beppe Grillo o Roberto Benigni. Più probabile un signor comico vecchia maniera: Enrico Brignano, si direbbe, almeno non si parlerà di politica e si eviterà l'effetto lingua felpata di Crozza l'anno scorso, sbriciolatosi alla prima contestazione.

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