Un ottimo thriller che riflette sulla guerra

di Gavin Hood con Helen Mirren, Alan Rickman, Aaron Pau

È un caso più unico che raro quello di un film intelligente, ottimamente recitato, capace di coinvolgerti e farti riflettere: in questo caso, se sia giusto o no sacrificare vittime innocenti al fine di prevenire altri potenziali morti. Una pellicola di guerra, ma non nel modo tradizionale con il quale siamo abituati a confrontarci. In realtà, Il diritto di uccidere è essenzialmente un thriller da camera che, certo, ci fa anche capire come si combatta oggigiorno il terrorismo, grazie all'uso di quei droni che ti permette di colpire a distanza, a migliaia di chilometri dall'obiettivo, «comodamente» seduti davanti a un monitor.

Tre terroristi, ai primi posti nella lista dei ricercati, si trovano sotto lo stesso tetto, a Nairobi, per prepararsi al prossimo attentato. Il colonnello Powell (una strepitosa Helen Mirren), grazie a un drone, potrebbe porre fine alla minaccia, ma la presenza, accanto all'edificio, di una ragazzina blocca momentaneamente l'attacco. Le simulazioni mostrano come la percentuale di ucciderla sia molto alta. Però, se non si intervenisse subito, prima che i tre decidano di muoversi, si metterebbe probabilmente a rischio la vita di molte altre persone, in quanto un attacco suicida (come le nostre cronache ci raccontano, purtroppo, quotidianamente) è quasi certo. Che fare? Schiacciare il tasto costi quel che costi? Salvare la bimba che finirebbe altrimenti uccisa? Inizia un incredibile (ma non poi così distante dalla realtà) rimbalzo di responsabilità, tra politici, giuristi, militari, ognuno più intento a salvare la propria poltrona che a decidere secondo coscienza. Quasi una pochade grottesca, ma capace di tenere alta la suspense, nell'attesa di capire quale sarà la decisione finale.

Gli interpreti sono meravigliosi e tra questi va citato con rimpianto lo scomparso Alan Rickman.

La sceneggiatura dà spazio a ogni tesi e ragione, senza volutamente tifare pro o contro. Un meccanismo perfetto che fa apparire la vicenda perfettamente verosimile. Un vero peccato che il film esca a fine agosto, in un periodo cinematograficamente poco appetibile.

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