Probabilmente ha ragione Carlo Degli Esposti, il patron della Palomar e zio di Montalbano (il papà, ovviamente, è Andrea Camilleri): vorremmo essere tutti come lui. Con il suo decisionismo e il suo senso di giustizia. L'altra sera La gita a Tindari, una replica del 2001, ha superato gli 8 milioni e 200mila spettatori e il 31 per cento di share. L'intreccio investigativo, la scoperta di un traffico d'organi, era più in primo piano rispetto agli episodi recenti, mentre la Fiat Tipo era anche allora senza un copri-cerchione. Domani sera Raiuno riproporrà Il senso del tatto del 2002. Battere il ferro finché è caldo. Ma che cosa amiamo delle storie di Montalbano? La lentezza della provincia, il primato dei rapporti, l'andare sul posto «in persona, personalmente», come ripete Catarella. Lo sbrigarsela da solo senza incolpare qualcun altro o qualcos'altro, politica e Palazzo compresi.
E poi anche il suo tempo fuori del tempo documentato dall'assenza di tecnologia. Nelle storie di questo nipote di Maigret non ci sono computer, internet e blog, e i telefonini sono presenze sporadiche. Se fosse lui l'anti-Grillo che cerchiamo?Twitter@MCaverzan
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