Sakuraba Kazuki, scrittrice molto popolare in Giappone, ha dichiarato di essersi ispirata ai Kennedy e alle loro tragedie familiari, nella stesura del suo capolavoro Red Girls (Edizioni e/o traduzione di Anna Specchio, pagg. 467, euro 19), saga familiare avente per protagoniste tre generazioni di donne appartenenti alla famiglia Akakuchiba. Una nonna trovatella e veggente, che i misteriosi abitanti della Montagna, gli uomini di Frontiera, hanno abbandonato nel villaggio di Benimidori; una figlia ribelle e teppista, che trova la sua strada come mangaka, disegnatrice di manga di enorme successo; una nipote normale che è l'io narrante autoproclamatosi inutile, ma porta responsabilmente sulle spalle l'ingombrante retaggio delle sue antenate.
Gli Akakuchiba sono i re dell'acciaio, i «rossi di sopra» che, dall'alto della loro enorme residenza, dominano i «neri di sotto». Due microcosmi diversi e contrapposti: l'aristocrazia dei Signori del Fuoco i quali, giunti da oltremare, hanno costruito una gigantesca fornace da cui sgorgano fiumi cremisi di nobile metallo fuso; quelli di sotto, il cui villaggio cresce attorno a un cantiere navale, sorto per brillante e coraggiosa intuizione di imprenditori nuovi, coraggiosi e lungimiranti, ma pur sempre parvenu. A sottolinearne l'inferiorità sociale, basti il fatto che questi ultimi sono neri per via del fumo della fabbrica sovrastante. Attraverso le vite drammatiche delle tre generazioni femminili, l'autrice racconta, ora con tratti visionari e poetici, ora con crudo realismo, il Giappone dal dopoguerra ad oggi: un Paese dapprima sconfitto e umiliato, che trova il riscatto nella religione del lavoro e nella tecnologia le nuove divinità. Scorrono quindi gli anni del miracolo economico, in cui la figura dell'operaio è addirittura eroica e incarna il mito di un progresso inarrestabile.
Seguirà il dogma dell'istruzione, percepita come sempre più importante per raggiungere un posto degno in società. Tra le lotte senza esclusione di colpi - lotte di sopravvivenza per un'iscrizione all'Università, un concorso si insinua quasi in sottofondo una interessante e poco conosciuta versione orientale della contestazione giovanile. Una delle protagoniste, che ne è stata un simbolo, da adulta, morirà, in maniera molto nipponica, per stress da superlavoro. Ancora, l'esplodere della bolla speculativa, con la conseguente crisi economica, i suicidi, la drammaticità dei problemi ambientali. Il Giappone cambia e, nel suo incessante divenire, si fondono in un inestricabile groviglio la modernità più spinta coi miti arcaici.
Gli Akakuchiba sono venuti da lontano, nella notte dei tempi, stirpe forte di conquistatori che portava con sé la magia della fornace tatara. Al loro insediamento, nuovi dei e un nuovo ordine sociale hanno soppiantato i vecchi.
In un Giappone maschilista, da sempre regolato dal principio d'autorità e da una organizzazione gerarchica, le vite delle tre donne dimostrano che si può salire come precipitare all'improvviso nella gerarchia sociale e che, non da oggi, a tutte le latitudini, la storia è scritta anche al femminile.
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