Al Salone vince la censura. Fuori l'editore Altaforte

L'annuncio di Comune, Regione e organizzatori: «Scelta politica». La replica: «Pronti a fare causa»

Al Salone vince la censura. Fuori l'editore Altaforte

da Torino

La casa editrice Alfatorte fuori dal Salone del Libro. Dopo giorni di grandissimi polemiche, i vertici politici e organizzativi della kermesse hanno preso una decisione drastica. Sergio Chiamparino, Chiara Appendino e Nicola Lagioia in diretta Facebook, alla vigilia dell'inaugurazione, hanno annunciato la decisione di tenere la casa editrice vicino a CasaPound fuori dalla buchmesse torinese. «È una scelta politica di cui ci assumiamo tutta la responsabilità non potevamo permettere che certe ideologie entrassero in un Salone fortemente orientato ai temi dell'antifascismo vista anche la coincidenza del centenario dalla nascita di Primo Levi». A pesare sulla decisione è stata soprattutto l'annuncio della scrittrice Halina Birenbaum, 90 anni, sopravvissuta ad Auschwitz a non presenziare con la sua lezione agli studenti. «O noi, o loro», aveva subito detto. Così in tarda serata un comunicato annunciava la scelta di chiedere agli organizzatori la revoca del contratto con Altaforte. «La decisione è stata presa alla luce della situazione che si è venuta a creare - scrivono in un comunicato congiunto il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino e la sindaca di Torino Chiara Appendino -, che rende impossibile lo svolgimento della prevista lezione agli studenti di Halina Birenbaum, sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti, e alla forti criticità e preoccupazioni espresse dagli espositori in relazione alla presenza e al posizionamento dello stand di AltaForte. È necessario tutelare il Salone del libro, la sua immagine, la sua impronta democratica e il sereno svolgimento di una manifestazione seguita da molte decine di migliaia di persone». Insomma, alla fine si è arrivati alla censura. La censura in nome dell'antifascismo. Ed era il fascismo a fare la censura.

Comunque, la casa editrice ha già fatto sapere che farà ricorso. L'editore Francesco Polacchi, che da ieri mattina risulta indagato per apologia del fascismo a seguito degli esposti di Chiamparino e Appendino, dice di non voler lasciare lo stand, peraltro già spostato in un angolo più nascosto, e invita il sindaco di Torino a «occuparsi della città più deindustrializzata d'Italia». Nicola Lagioia, direttore del Salone, annuncia invece contento: «Halina Birenbaum farà una lectio inaugurale domani (oggi, ndr) proprio per segnare da che parte stiamo. La sua assenza sarebbe stata uno sfregio per l'evento e per Torino». A questo punto, è probabile che i diversi autori che avevano annunciato la loro assenza in polemica, tornino sui loro passi: «Ho chiamato Carlo Ginzburg e ZeroCalcare per dir loro di preparare le valigie e venire a Torino», dice ancora Lagioia. Non finirà qui.

Intanto il Salone sarà inaugurato questa mattina alla presenza del ministro Alberto Bonisoli e chiuderà lunedì: La manifestazione viene descritta come «Lo spazio dell'incontro e del dialogo, tra lettori e curiosi, tra editori e addetti ai lavori, che si ritrovano a Torino a confrontarsi sul mondo in modo aperto». In effetti mai come quest'anno il confronto - o per meglio dire lo scontro - è stato il vero protagonista del Salone. Alla notizia di essere indagato dalla procura per apologia al fascismo, Polacchi ha risposto con una battuta: «Se mi arresteranno scriverò anch'io Le mie prigioni». E ha aggiunto: «Magari quoterò la casa editrice in Borsa, dato che tutto il polverone degli ultimi giorni ha fatto volare le vendite dei nostri libri. Ringrazio i vari Raimo, Zerocalcare, Wu Ming che pensavano di farci un torto sabotandoci, ma è grazie a loro se il libro Intervista allo specchio a Matteo Salvini è un caso editoriale, ai vertici delle prevendite dopo l'enorme clamore mediatico sulla vicenda».

Per spiegare la decisione dell'esposto, contrariamente a quanto deciso ieri sera il sindaco di Torino aveva detto in precedenza: «La politica non può decidere di escludere qualcuno che ha firmato un contratto e che oggi è a tutti gli effetti soggetto che può partecipare, però la politica

può fare un esposto per rimarcare che questi valori non appartengono alla città, che è antifascista, non appartengono alla comunità e al Salone del libro. La magistratura ci dirà se è effettivamente apologia di fascismo».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica