Ora che ha preso il Sacro Graal della cineindustria mondiale, non lo mollerà perché gli atti terroristici del suo Star Trek: Into Darkness, con la disperata caccia all'uomo che ha addosso un'arma di distruzione di massa e una Londra rasa al suolo, fumigante dopo l'esplosione d'una bomba, evocano con inquietante verosimiglianza la strage alla maratona di Boston. «Desidero disperatamente che il mio film sia puro intrattenimento, con nessuna connessione reale a quanto è accaduto. Star Trek è sempre stato un commento a dove stiamo andando, politicamente e culturalmente. C'è dentro qualcosa di orribile, sfortunato e commovente. Ma è una delle ragioni per cui abbiamo fatto il film: guardare alle nostre vite», ha scandito J.J. Abrams da Sidney, dove ieri s'è svolta la prima del suo atteso sequel. Prima di planare nelle nostre sale, il 13 giugno, Star Trek: Into Darkness, seconda incursione del 46enne regista nell'iconico universo sci-fi creato da Gene Roddenberry nel 1966 per la tv NBC, poi sul grande schermo dal 1979, ha un denso ruolino di marcia. Tappeti rossi tra Mosca (il 25), Berlino (il 29) e infine a Londra, il 2 giugno, mentre orde di fans scatenati non si perdono poster, spot, clip del marketing virale Paramount, subito partito in rete. Non è il momento di mollare per pretesa insensibilità. Anzi: se il terrorista John Harrison (Benedict Cumberbatch) piazza una bomba sotto al Big Ben, il Capitano Kirk (Chris Pine) lo inseguirà fino alla fine del mondo, come assicurava Obama dopo il massacro di Boston. È in gioco il futuro della Terra e sulla USS Enterprise, mentre torna a casa, scoppia la crisi e l'astronave precipita, schiantandosi: il terrorista che cerca vendetta colpisce il centro nevralgico della flotta stellare. Il Capitano Kirk, insolitamente contrito, chiede scusa all'equipaggio: per colpa del suo ego, ha messo a rischio la vita del vulcaniano Spock (Zachary Quinto), spedendolo nell'ombelico d'un vulcano. Sono in ballo l'amicizia, l'amore (c'è Zoe Soldana, Uhura) e l'unica famiglia di Kirk: il suo equipaggio. Un disaster-movie, insomma, con molta azione, un pizzico di umorismo e lo slogan: «Mettere l'interesse di molti al di sopra di quello d'un singolo».
La Forza, del resto, è due volte con J.J.: con i 400 milioni del reboot Star Trek. Il futuro ha inizio, che nel 2009 rivitalizzava la serie, nel dimenticatoio dopo il flop di Star Trek. La nemesi (2002), l'autore è già al lavoro su Star Wars 7, foraggiato dalla Disney e con sceneggiatori come Lawrence Kasdan e l'oscarizzato Michael Arndt. Un regista per due franchise storicamente rivali, semanticamente nemici e da anni in lizza nel cuore di pubblici contrapposti, mentre due majors si rubano la scena. Intanto il 66enne George Lucas, che nel 1977 avviò la saga di Star Wars, trasformando Luke Skywalker, la Principessa Leia e Han Solo in personaggi indelebili dalla memoria collettiva, parla di lascito morale, dopo aver ceduto la LucasFilm alla Disney per 4,4 bilioni di dollari. In 35 anni, le sue opere spaziali sono passate da una generazione all'altra e lui guiderà la transizione come consulente artistico dei nuovi Star Wars, in uscita ogni estate, dal 2015 al 2019. Ma perché la blogosfera è esplosa, appena s'è saputo che J.J.Abrams, scartata l'ipotesi Ben Affleck, ha preso in mano anche Star Wars?. A parte titoli simili, astronavi e alieni, le due serie hanno poco in comune. Star Wars si basa sulla lotta tra Bene e Male, quindi non presenta personaggi complessi, eccetto Han Solo. Star Trek pare più cerebrale e infatti Abrams stavolta punta sull'azione.
Per capire a quanto sta il calor bianco, vedere com'è sbottato Harrison Ford, che, ospite in tv al Jimmy Kimmel Live!, ha dato del «sacco di merda» e «figlio di puttana» a chi, dal pubblico, gli faceva domande su Star Wars 7. Lo storico Han Solo, 70 anni, faceva sul serio o promozione?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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