Tutti i misteri di quella notte in cui il Re decise di fuggire

Riccardo Rossotto continua la sua personale guerra del '43. Non una guerra di morti e tragedie ma la lotta per la verità, una, definitiva, storica che, invece, risulta essere lontana come la pace

Tutti i misteri di quella notte in cui il Re  decise di fuggire

Riccardo Rossotto continua la sua personale guerra del '43. Non una guerra di morti e tragedie ma la lotta per la verità, una, definitiva, storica che, invece, risulta essere lontana come la pace.Titolo: Il patto Scellerato, sottotitolo I Savoia e il Mistero dell'ignobile fuga, per i tipi di Mattioli 1885 (pagg. 78, euro 6), porta in copertina uno scontornato, risalente al Trentotto, di re Vittorio che tiene in braccio il nipote Vittorio Emanuele jr, è la quarta opera dell'avvocato torinese, un libretto di pagine sessantasette ma lunghe una notte, quella notte più buia del suo cielo, ore trascorse in modo ambiguo, indecifrato e indecifrabile, dall'8 al 9 settembre e che segnò, come Rossotto scrive, la morte della nostra Patria. Patria che però si divide, nel percorso del libro, tra le testimonianze dettagliate, raccolte negli archivi di Stato, dei protagonisti di quelle ore e nei commenti e interpretazioni del dopo e che, in alcune pagine, si prestano ad una lettura più ideologica che storica, più in linea con le tesi illustrate dagli oppositori, Mario Palermo, sottosegretario del governo Badoglio, antifascista di fede e comunista di partito, suo figlio Ivan e gli storici Pieri e Rochat, legittimati rispetto alle teorie diverse e contrarie, ad esempio, di Domenico Bartoli o Attilio Tamaro o di tutto quell' apparato politico militare dell'epoca che negò qualunque accordo o patto con i tedeschi per consentire la fuga protetta verso Pescara-Ortona e poi l'arrivo a Brindisi.Roma è eterna nel suo abbandono non figurato, generali e ministri sono ombre che si muovono senza un obiettivo preciso, di questo i tedeschi approfittano ma gli americani di più.

Fa fede, come didascalia all'intero profondo lavoro di Rossotto, un giudizio del professor Raimondo Luraghi, combattente partigiano e poi accademico di storia, uno dei massimi esperti della guerra civile americana: «La ragion di Stato non deve essere sottoposta a giudizi etici». Un patto, dunque, scellerato per chi cerca di ricostruirne i momenti e le ragioni ma, infine, una delle pagine più miserabili di questa nostra Patria.

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