"Venire dopo Bisio? Come fare i trapezisti ma senza la rete"

Teresa Mannino da lunedì in coppia col Mago Forest nel primo "Zelig" senza lo storico conduttore

"Venire dopo Bisio? Come fare i trapezisti ma senza la rete"

Anche avesse un po' di timore, ha troppo stile per farlo vedere. Perché se la bellezza, come la intendevano gli antichi greci, è una categoria dello stile Teresa Mannino è molto più bella di tante belle solo sulla carta. La comica siciliana («mi chiamano tutti così, eppure io sono nata comicamente a Milano, e dunque mi sento anche tanto milanese») è, con Mago Forest, la nuova conduttrice dell'ammiraglia del cabaret Zelig, ribattezzato Zelig Circus, da lunedì prossimo in prima serata su Canale 5.
Il post-Bisio (e post-Cortellesi) che fa tremare i polsi passa dunque da questa coppia sicula, di cui lei è la parte più chic. Forest (all'anagrafe Michele Foresta) di Nicosia, Teresa di Palermo, un derby sul palcoscenico.
Forest forse scherza, ma ammette un certo nervosismo. Lei proprio no?
«Scherziamo? Io sono cresciuta con Zelig, dai laboratori a Zelig Off, fino all'esordio come monologhista al Teatro degli Arcimboldi. Qui mi sento a casa, e anzi in questa nuova edizione da tendone l'atmosfera da cabaret genuino è ancora più evidente, il pubblico più vicino. Agli Arcimboldi ti perdevi tra i diversi piani e il dietro le quinte, qui è impossibile non incontrarsi: così, si finisce tutti per far squadra».
Due siciliani alla conduzione: si può parlare di lobby al cannolo?
«Due siculi? Strano, ma bello. Anzi, dirò di più: una scelta tipica milanese. Milano è una città di straordinaria accoglienza, fatta su misura per chi viene da fuori».
C'è qualcosa che le manca della Sicilia?
«Tante cose, ma soprattutto il clacson delle auto come metodo di comunicazione metropolitana».
Si annuncia un'edizione all'antica: più comicità e meno varietà. È così?
«Si, quest'anno trionferà il cabaret puro. Il cabaret è l'osservazione comica del mondo che ti circonda, qualcosa che fa ridere ieri come oggi come domani. Ecco perché non invecchia mai. La satira politica invece...»
Invece?
«Pur avendo noi in Italia straordinari comici di satira politica come Crozza e Benigni, va detto che i bersagli di questo tipo di comicità escono prima o poi di scena, e dunque le gag invecchiano. Un Paolo Migone che ti fa ridere oggi sul rapporto tra moglie e marito ti farà ridere anche tra cento anni».
Benigni non è, oggi, un po' troppo «pettinato» e istituzionale?
«A questo punto della sua carriera è giusto che sia così. Non potrebbe continuare a dire, come faccio io in fondo, le barzellette!».
La comicità serve oggi più che in passato?
«Assolutamente no. Si parla sempre di crisi, ma la verità la fece notare Aristotele: la risata è ciò che differenzia l'uomo dagli animali. È una cosa divina. Ridere serve sempre».
C'è qualcosa che non la fa più ridere?
«I politici. Il luogo comune recita così: non serve fare satira politica perché i politici fan ridere già da sé. A me sinceramente non mi fanno più nemmeno ridere».
Lei è appassionata di cinema hollywodiano, si dice...
«Sì, ma ultimamente per ragioni di mamma riesco a vedere solo film d'animazione, l'ultimo è stato Brave-Ribelle della Disney: con un'eroina dai capelli ricci come me e mia figlia Giuditta».
E al cinema in prima persona ci pensa sempre?
«Sì. Dopo alcune commedie leggere mi piacerebbe cimentarmi in qualche progetto anche più ambizioso.

Però ora ho testa solo per Zelig: Gino & Michele ci hanno detto che, senza Bisio, sarà come fare le evoluzioni da trapezisti senza rete. Però se poi fai il triplo salto mortale senza rete, il pubblico ce lo hai in mano».

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