Berlino unita, Berlino senza più divisioni. Domani alle 18.30 per la prima volta nella storia della Bundesliga, andrà in scena il derby della capitale. Da una parte l'Union, la squadra dell'Est, dall'altra l'Hertha, il club dell'Ovest. Il tutto a una settimana esatta dal 30° anniversario della caduta del muro.
Union e Hertha si sono incontrate in tutto appena quattro volte nella seconda divisione tedesca e il bilancio è in perfetta parità: una vittoria a testa e due pareggi. Entrambe le squadre hanno segnato sei gol in tutto. Alla Alten Försterei si attende il tutto esaurito: i 22mila biglietti a disposizione (2400 per i tifosi dell'Hertha) sono stati polverizzati da tempo, anche se da qualche giorno se ne trovano alcuni su ebay a prezzi spropositati (richiesta di 1177,32 euro). La rivalità è profonda, sociale prima ancora che calcistica (studi recenti dimostrano che nelle regioni della vecchia Germania dell'Est, ancora oggi, in media si guadagnano fra i cinquemila e i diecimila euro lordi in meno all'anno). Nel 2013, in occasione dell'ultimo derby disputato in seconda divisione, Christopher Quiring, centrocampista classe 1990 cresciuto nella Curva dell'Union, venne avvicinato da un giornalista. Avendo appena perso il derby, non era proprio dell'umore giusto: «Quando questi dell'Hertha festeggiano nel nostro stadio, mi viene da vomitare».
E pensare che quando c'era il muro le tifoserie erano perfino unite: nel marzo del 1979, in occasione dei quarti di finale di Coppa Uefa fra Dukla Praga e Hertha, migliaia di tifosi dell'Union (ovviamente controllati dalla Stasi) accompagnarono la squadra di Berlino in trasferta. Il motto era «restare uniti, nonostante il muro». L'amicizia fra le tifoserie preoccupava non poco il regime della DDR, che non a caso riteneva nemici di stato i tifosi dell'Union. Le partite di calcio, d'altronde, erano diventate un modo per chiedere libertà: la parola Mauer in tedesco significa infatti sia muro che barriera. Ecco allora che dai settori contenenti i tifosi dell'Union si sentiva regolarmente il coro «Die Mauer muss weg», cioè «il muro/barriera deve esser tolta».
Per questo, il 27 gennaio 1990, appena 79 giorni dopo la caduta del muro, l'Oympiastadion fu riempito da 51.270 spettatori per un'amichevole fra le due squadre di Berlino. Simbolicamente si decise di togliere qualsiasi tipo di divisione, anche all'interno dello stadio: i tifosi erano uniti, mischiati, festanti.
Negli anni però Union e Hertha si sono divise: la prima, come tutte le squadre dell'Est, ha faticato a tenere il passo; la seconda, negli anni difficili, era infastidita dalla presenza dei cugini nella stessa serie (la seconda divisione
nazionale). Domani però Berlino festeggerà il primo derby della capitale nel massimo campionato tedesco. A 30 anni dalla caduta del muro la città è unita e non ha più divisioni. Solo una grossa rivalità fra Union e Hertha.
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