Arriva il redde rationem per l'Italia, stamane dalle 9,10 contro la Cina campionessa olimpica, ancorché ringiovanita. Dalle 6,40 c'è Olanda-Serbia, con le slave favorite, argento a Rio 2016. Entrambe le gare di Yokohama vanno su Rai2, per le azzurre arriverà uno share stellare, soprattutto in caso di tiebreak.
La nazionale di Davide Mazzanti è la terza più giovane del mondiale, con 23 anni e un mese di età media, solo Messico e Cuba erano ancora più imberbi, e il segreto è anche nel Club Italia: in 9 su 14 sono passate dal team adesso allenato da Massimo Bellano, oro europeo under 19, il mese scorso. E in quella rosa aveva la 17enne Sarah Fahr, fidanzata con un altro centrale, l'olandese van der Ent, appena arrivato a Modena.
Il Club Italia fu inventato da Julio Velasco, ct femminile dopo l'argento di Atlanta 96, per due stagioni. Non vinse ma lasciò in eredità questa struttura, per consentire alle giovani di maturare e da lì uscirono 4 campionesse mondiali del 2002: Eleonora Lo Bianco (5 olimpiadi, primato per il volley italiano), Elisa Togut, Simona Rinieri e Anna Vania Mello. Dal 2011, il collegiale permanente è a Milano, al centro Pavesi, e per la 3ª stagione giocherà in A1, rendendo il campionato sghembo, a 13 squadre. A fine mondiale, 4 delle nostre la mattina torneranno a scuola, mentre al pomeriggio alterneranno studio e allenamento.
Da quella esperienza sono usciti i due ori mondiali under 18, tre anni fa con Paola Egonu, nel 2017 con Elena Pietrini mvp: è la prima millennial schierata da una nazionale seniores di volley. «Non le manca il coraggio - spiega il ct Mazzanti -, anche se è rallentata da qualche problema fisico. Doveva essere qui in Giappone anche Terry Enweonwu, senza il grave infortunio al ginocchio di quasi un anno fa».
Il club Italia si è spostato più avanti, come età, per evitare la dispersione dei talenti di 20-22 anni. E l'Italia ne ha davvero tanti, con 10 esordienti ai mondiali, sulle 14, e 5 nuove italiane. La stella è Paola Egonu, capelli lunghi e intrecciati, piercing alla narice sinistra e matita blu attorno agli occhi. Alta uno e 93, da opposto stacca oltre i 3 metri e bombarda anche ai 100 orari. Famiglia nigeriana, è nata a Cittadella ed è cresciuta a Galliera Veneta, sempre in provincia di Padova. Se l'Italia si ricoprirà di oro, 16 anni dopo, sarà la favorita come migliore del torneo, premio toccato al polacco Kurek, al maschile. Palleggiatrice è Ofelia Malinov, figlia di Atanas, allenatore bulgaro che tra il '96 e il '97 azzeccò lo slam, a Bergamo. È cresciuta a Bassano del Grappa, sempre seguendo anche la madre, Kamelia, e ha due sorelle minori, gemelle, che pure giocano a pallavolo. Debuttò in nazionale 3 anni fa, a 19, pagò l'esplosione di Alessia Orro, la Giannelli in gonnella, per Rio '16, ha conquistato il ct a Conegliano, dove assieme si aggiudicarono supercoppa e coppa Italia, arrivando in finale di Champions. L'anno scorso con questo gruppo è stata argento al World Grand prix. A completare la metà di sestetto di origine straniera c'è Myriam Sylla, ivoriana nata a Palermo e cresciuta in Lombardia. «Ho vissuto momenti di razzismo - ha confessato -, replicando però con il sorriso». L'anno scorso saltò gli Europei per un doping fasullo, frutto di una vera contaminazione alimentare in Cina. «Venni accusata di qualcosa che non avevo fatto - racconta -, a lungo mi presero di mira gratis. Si colpì la persona, restano dolore e voglia di riscatto. E non datemi della nuova italiana, non mi piace». Lo sono anche Sarah Fahr e Sylvia Nwakalor (classe '99), nigeriana di Lecco, che con la sorella Linda giocherà nel Club Italia.
Vengono dal Volleyrò Casal de' Pazzi, la società romana regina del volley giovanile, da cui sono uscite anche Pietrini, la seconda palleggiatrice Carlotta Cambi e Anna Danesi, il miglior muro del mondiale, altra probabile nel sestetto top. Soprattutto se l'Italia arriverà alla finale di domani.
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