Vanni Zagnoli
Torino Quando partono Raffaella Carrà («A far l'amore comincia tu») e gli Opus, si capisce che è proprio fatta. Da tre settimane di discoteca, da Roma e dalla Bulgaria (4 città), da Firenze e Milano, da Bologna e Torino, siamo arrivati ai campioni del mondo. L'oro resta in Polonia, ed è incredibile perché il Brasile subisce la stessa lezione inflitta dalla Serbia all'Italia e dai polacchi nel primo set di venerdì. Rullato: 26-28, 20- 25, 3-9 nel terzo, poi 23-25. Rullato perché il Brasile vale molto più dell'Italia, è alla quinta finale di fila, ha perso le ultime due contro i polacchi. Teoricamente non tanto più forti dell'Italia. È la sarabanda del Paese che ha licenziato dopo due anni Andrea Anastasi e dopo uno Fefè De Giorgi, il leccese è sempre in tribuna stampa. Non avevano vinto, via. L'oro è del belga Heynen, capelli bianchi e sempre molto carico, quattro anni fa semifinalista con la Germania. È il mondiale dell'opposto Bartosz Kurek, un portento, un cannoniere, un bombardiere, continuità da far impallidire Zaytsev. Certo è supportato non solo dall'alzatore Drzyzga.
Il sestetto è giovane, continuo in banda, ballonzolante in difesa, spregiudicato a muro, presente in ricezione. Argento a Bruninho e soci, dunque, bronzo Usa, 3-1 alla Serbia. Quinta l'Italia. E adesso il mondiale femminile, in Giappone- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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