Il club che per giocare è costretto a fare tre giri del mondo

Il club che per giocare è costretto a fare tre giri del mondo

Un atleta sofferente di aerofobia, come l'ex calciatore Dennis Bergkamp, non potrebbe mai giocare nella squadra di basket di Gran Canaria. Soprattutto nella stagione che inizierà a breve, dove il club di Las Palmas trascorrerà la maggior parte del suo tempo in aereo o facendo scalo negli aeroporti piuttosto che sul parquet. La storica qualificazione nell'Eurolega ha generato un entusiasmo che finirà per fare a pugni con il logorio fisico e l'emorragia economica. Il format della competizione continentale prevede 30 gare, metà delle quali in giro per l'Europa. Numeri alla mano significa che il Las Palmas dovrà percorrere in aereo circa 112mila chilometri. Ai quali ne vanno aggiunti altri 30mila per le 17 sfide in trasferta nella Liga Endesa, la regular season del campionato iberico. In totale fanno 140mila chilometri circa, escludendo eventuali play off nei due tornei, ovvero tre volte e mezza la circonferenza della terra da coprire in otto mesi. Non è solo un record, il Las Palmas si appresta a entrare nel libro del Guinness dei primati per la sua vita in volo. Un riconoscimento che la città collocata in faccia alle coste del Marocco avrebbe voluto evitare. Tanto per fare un esempio, quando la squadra diretta da Salva Maldonado dovrà affrontare i russi del Khimki si sobbarcherà un viaggio di oltre 5mila chilometri, come andare a New York.

«Dobbiamo trovare soluzioni - spiega il direttore generale Juan Ramon Marrero - altrimenti diventerà un gioco al massacro». Senza tralasciare l'aspetto economico: con un charter di proprietà il Las Palmas potrebbe spendere in viaggi circa 2 milioni di euro, ma il club non dispone di un velivolo societario e la spesa potrebbe raggiungere i 10 milioni. C'è un altro problema che rischia di stroncare le ambizioni della squadra delle Canarie: calendario alla mano, tra Spagna ed Europa il Las Palmas giocherà anche tre volte in otto giorni. È sufficiente uno sciopero o un semplice ritardo per impedire ai cestisti di arrivare in tempo sul parquet degli avversari, rischiando la sconfitta a tavolino.

Soluzioni logistiche non ne esistono, a meno di non trasferire la franchigia per un anno nella Spagna continentale.

Ipotesi accarezzata in parte dalla dirigenza, ma bocciata dai sostenitori e persino dall'alcalde Augusto Hidalgo. «Bene, allora il sindaco ci venga incontro - ribatte Marrero - del resto portiamo il nome della città e dell'isola in giro per il mondo». Almeno tre volte in 240 giorni a voler essere precisi.

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