Curve romane disertano il derby: il calcio senza il tifo perde la passione

L’8 novembre prossimo potrebbe verificarsi uno scenario surreale: un Roma–Lazio senza coreografie, senza bandiere, senza tifo

Curve romane disertano il derby: il calcio senza il tifo perde la passione

Roma è la città delle emozioni esasperate, Roma è la città del derby: è un uno scontro prepolitico, irrazionale, che sfugge a ogni logica e razionalità. Una liturgia quotidiana fatta di sfottò, di creatività, di ironie taglienti, di grevi botta e risposta. Fino all’evento catartico: visto dall’ottica del tifoso, è l’occasione di purificare la città sconfiggendo il nemico sul campo e sugli spalti. A Roma, infatti, non si tifano solamente gli 11 atleti sul campo. A Roma si tifa anche il tifo. L’8 novembre prossimo, però, potrebbe verificarsi uno scenario surreale: un Roma – Lazio senza coreografie, senza bandiere, senza tifo. Il cuore pulsante delle due curve, infatti, ha annunciato di esser pronto disertare i settori caldi dell’Olimpico in protesta con le misure anti-violenza della Prefettura, entrate in vigore dall’ inizio del campionato. Il comitato Provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica del 26 giugno scorso, infatti, svoltosi alla presenza dei rappresentanti di Roma, Lazio e Coni, ha analizzato le criticità emerse durante la stagione passata e ha deciso di introdurre delle novità vincolanti per le società. Tra le più significative l’innalzamento delle barriere che separano il settore distinti dalle curve, la divisione delle due curve in due micro settori, attraverso l’installazione di un’apposita barriera, e la riduzione della capienza delle curva, da 8700 posti a 7000.

Senza scordare il rafforzamento delle operazioni di filtraggio e pre-filtraggio dei tifosi che accedono alle curve. Per non turbare ordine pubblico e incolumità degli spettatori si è deciso di innalzare una barriera, spaccando di fatto in due il tempio dei tifosi. Sempre che questi ultimi riescano ad entrare allo stadio: prefiltraggi lunghissimi e snervanti per godere di uno spettacolo poco appetibile. Ciò non penalizza solo gli ultras, ma anche le famiglie che giustamente si vorrebbero tutelare. Altro obiettivo, quello di favorire il rispetto dei posti indicati dal biglietto comprato. Visto che a Roma, come in quasi tutte le curve italiane, non si fa, per chi non lo rispetta scatta la multa e alla seconda infrazione il daspo da uno a tre anni: peccato che i nostri stadi non siano impianti moderni, teatri nei quali si possa godere uno spettacolo che valga il prezzo del biglietto, e che si paghino dei posti dai quali non si riesce a vedere nulla. L’avv.Lorenzo Contucci, infatti, ha raccolto tutte le segnalazioni da parte di tifosi che non sono riusciti a vedere almeno le quattro linee del campo e li ha aiutati ad ottenere il rimborso. Queste misure restrittive sono state applicate solo a Roma e sono riuscite a unire nella protesta romanisti e laziali: curve disertate se non ci saranno novità. Per arginare i violenti e i recidivi, va sacrificata una parte significativa di cultura popolare romana? Non è possibile ottenere un confronto a quattr’occhi tra Prefettura, Roma, Lazio, Coni e rappresentanti del tifo? Purtroppo ad oggi non è una ipotesi percorribile: le società nicchiano, gli ultras si sono trincerati dietro le proprie convinzioni non disposti a trattare alcuna condizione.

E a essere penalizzato è lo spettacolo sugli spalti. Sarà dunque un derby senza passione. Ma vale ancora qualcosa la passione? Se no, almeno regalateci teatri all’inglese dove si possa godere un grande spettacolo domenicale.

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