Il Dream Team non tradisce: le tigri d'Italia azzannano l'oro

Vezzali&C. trionfano nella prova a squadre: "I sogni a volte si realizzano". Tornano sul trono dopo 12 anni. Errigo: "Ancora mi brucia l'argento". L'euforia di Petrucci

Fioretto e haka, bacio alla terra inglese e baci alle gente italiana. Si vince così. Litigassero tutte in questo modo. Copiate le Olympic champion(esse). Litigi d'oro con le ragazze del fioretto. Valentina che fa Vezzali, Elisa Di Francisca e Arianna Errigo, le duellanti dell'oro individuale. L'Italia del non ti scordar di me ha detto di non essere solo Dream ma anche team. Gold terribilmente gold. Sublime gold, anche se il fioretto a squadre crea meno emotività di quello individuale, anche se la via è più facile, perché ieri c'erano solo nove nazioni a giocarselo. Insomma mettiamoci pure tutti i se, i ma e i d'accordo. però... però queste sono brave, vincenti e tigri. Bella Italia che vince quando deve e non per caso. «Un oro che vale tanto, uno spot non solo al nostro sport ma a tutto il Paese», parole di Gianni Petrucci che avrà pensato ai nuotatori.
Le damigelle del fioretto sono state donne ma non traditrici. Valentina Vezzali ha rispolverato il sorriso d'oro che la fa donna da invidia nel nome dello sport italiano. Sesto titolo olimpico: lei come Edo Mangiarotti, che da lassù avrà levato un sorrisino, come Nedo Nadi, la prima leggenda di questo sport. L'Italia torna in alto dopo dodici anni, non le riusciva dai Giochi di Sydney. Assenza prolungata anche per quella stravagante decisione di alternare i giochi a squadre Olimpiade dopo Olimpiade. Quindi niente gara ad Atene, grande delusione a Pechino quando la Russia, e i giudici, misero a terra le nostre nella semifinale e tutto finì con un bronzo. La Russia è stata una bestia nera che ogni tanto ha tirato il graffio che fa male: l'anno scorso ai mondiali di Catania, quest'anno in coppa del mondo. Ma il conto doveva essere regolato alle Olimpiadi, unico palcoscenico accreditato per dire: le più forti siamo noi. Valentina Vezzali lo aveva predetto: «Mai visto una squadra così forte». Ieri, prima della finale, lo ripeteva Giulio Tomassini: «Se sono tranquille di testa, non le batte nessuno». Non più litigi perché raccontava il maestro «quando c'è di mezzo la squadra buttano via tutti i rancori, riescono a ritrovare la compattezza. Tornano amiche per vincere. Passato un giorno dalla finale individuale hanno buttato via le ruggini e sono tornati i sorrisi e le pacche».
Vizi privati e pubbliche virtù è sempre stato il collante delle ragazze del fioretto. La gara a squadre è stata inserita ai Giochi del 1960 e le nostre hanno cominciato a far medaglie subito (bronzo), poi un salto fino a Seul 1988 (argento), quindi tre ori di fila (Barcellona ‘92, Atlanta '96 e Sidney 2000). Cambiano i nomi, anche se Trillini e Vezzali fanno da leit motiv, ma non cambia la sostanza e la fame di vittoria. Ieri si è visto al pronti via: le scarpe rosso fuoco della Vezzali hanno cominciato a ballare sulla pedana ed è stato un segnale. «E' bellissimo sognare, a volte i sogni si realizzano. Mi vedo già a Rio», ha raccontato Valentina, chiusa la rumba. «Ci starei anch'io», le ha fatto da spalla la Di Francisca, «se non mi succede niente prima», ha chiuso ricordando che non sempre la vita tira dritto. Solo la Errigo sembra guardare ancora indietro: «La sconfitta nella finale individuale mi brucia ancora».
Ieri erano tigri contro femmine (russe): match impari. Le tre russe avevano nomi che pur invitavano il prurito di vittoria: Inna (Deriglazova), Aida (Shanaeva) e Larisa (Korobeynikova) come la plurimedagliata della storia della ginnastica. Niente da fare, i nomi non sono bastati. Le tre ragazze nostre, alle quali si è aggiunta la Salvatori negli ultimi assalti ormai a medaglia quasi in cassaforte, l'avevano fatta da padrone con Gran Bretagna e Francia in semifinale. Il match con la Russia era da roulette russa, un sol colpo da sparare. È stata una raffica: 30-12, eppoi tutto in discesa , alle avversarie lasciate al massimo tre stoccate a match. Elisa Di Francisca decisiva nel quarto assalto quello che ha inginocchiato le russe. Il resto portato avanti per regolamento. Valentina ha perduto l'ultimo assalto, trascinato in attesa che passasse il tempo (45-31 il finale), ma lasciandosi l'ultima stoccata disponibile quasi fosse un segno del destino.

La stoccata dell'oro l'ha messa lei, con tanto di sorriso, urlo della tigre che l'ha fatta inginocchiare e baciare la terra inglese: le ha regalato un bronzo, un oro e la soddisfazione d' essere la donna italiana più medagliata di sempre (9 podi) nei Giochi estivi.
E finalmente tutti volti felici sul podio, niente musi lunghi come nell'individuale. Hanno cantato felici e amiche. Fino alla prossima. Maschietti imparate qualcosa.

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