Gli Europei diventano giochi senza frontiere col "metodo Gheddafi"

Pioggia di candidature, Abete propone Milano e Roma Blatter a Platini: bravo, ma era un'idea del Colonnello 

Gli Europei diventano  giochi senza frontiere  col "metodo Gheddafi"

Non più i tifosi che vanno allo stadio ma lo stadio che va dai tifosi. Detto così sembra un gioco strambo di parole e di pensieri ma è il succo della proposta, approvata da 52 paesi su 53 (la Turchia ha votato contro, avendo chiesto di ospitare lei in esclusiva la manifestazione), di una nuova formula dei campionati europei di calcio.

L'Uefa pensa di celebrare nel Duemilaventi un torneo, a ventiquattro squadre, diverso da sempre, unico, esclusivo, un campionato itinerante che coinvolgerà non più una o due nazioni, come è accaduto nelle ultime edizioni del torneo continentale ma anche dei mondiali organizzati dalla Fifa. L'Uefa, su idea del suo presidente Michel Platini, pensa di andare incontro alle esigenze dei tifosi che non sono così entusiasti di andare a seguire la propria nazionale per un torneo in Kazakistan che ha già proposto la propria candidatura futura per ospitare l'europeo. L'Uefa intende evitare anche nuove speculazioni nella costruzione di stadi poi inutilizzati nei vari paesi organizzatori dell'evento. L'Europeo diventa davvero tale, un campionato che coinvolge le squadre e i tifosi, senza costringerli a trasferirsi lontano da casa o a sopportare viaggi da una parte all'altra del continente o del mondo.

L'esperienza dell'edizione svoltasi in Ucraina e Polonia ne è stata una conferma disarmante: difficoltà di collegamenti aerei tra le varie sedi, addirittura con la necessità di spostarsi negli aeroporti in Germania per trovare le coincidenze migliori, ritardi e sprechi nella costruzione degli stadi, costi pesantissimi per le economie dei Paesi. E il momento che sta attraverso il vecchio continente non stimola a investimenti senza futuro.

«Nel campionato mondiale di rugby disputato in Francia le semifinali furono giocate a Cardiff, in Galles, e un girone in Scozia, senza nessuna protesta», ha detto Platini per confortare la proposta Uefa. Anche il baseball adotta lo stesso criterio, distribuendo su più paesi, dall'America al Giappone, da Portorico a Taiwan, la fase finale del torneo mondiale.

Va da sé che la "rivoluzione" stia creando immediate euforie tra le varie federazioni calcistiche: l'Ungheria si è detta pronta a costruire uno stadio ultramoderno per tecnologie e comfort, l'Azerbaigian pure, Abete, presidente della federcalcio italiana, ha già messo a disposizione San Siro di Milano e l'Olimpico di Roma per ospitare le gare.

Si preannuncia per i prossimi due anni, in attesa della definizione della formula, una riedizione di giochi senza frontiere, una gara aperta tra chi presenterà non il miglior progetto (anche in questo caso per evitare nuove speculazioni) ma una immediata efficienza organizzativa e una logistica ideale, a livello geografico, per sostenere l'evento. Resta una sola perplessità.

Blatter ha fatto i complimenti a Platini ma gli ha ricordato che una idea simile, per la coppa d'Africa, era stata avanzata da Gheddafi. La proposta del colonnello non aveva trovato entusiasmo tra le altre nazioni africane e Blatter, dice lui, se ne era rammaricato. Sull'epilogo poi di Gheddafi mi sembra opportuno glissare.

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