St. Petersburg (Florida) «La Formula 1 senza Ferrari è un po’ come la religione cattolica senza il Papa». Parola di Mario Andretti. A quasi 80 anni, l’italo americano è l’uomo dei due mondi motoristici, quello made in Europe e quello a stelle e strisce, lui campione del Mondo nel 1978 con la Lotus, secondo alla 24 Ore di Le Mans, trionfatore alla 500 Miglia di Indianapolis nel 1969 e due volte campione Cart. Un fuoriclasse che per non farsi mancare nulla ha corso anche per i due simboli del nostro motorismo, Ferrari e Alfa Romeo. Per cui, chi meglio di lui per analizzare la stagione al via domenica a Melbourne.
L’Alfa Romeo è tornata. Anche se per ora è più un’operazione di marketing (la Sauber è motorizzata Ferrari). Solo pubblicità o in futuro potremo avere delle sorprese?
«Entrambe le cose. Adesso Ferrari è coinvolta con il motore, ma tutti conoscono il marchio Alfa Romeo e aspettano qualcosa in più. Chissà, magari un giorno i motori».
Lei ha corso veramente per Alfa Romeo.
«Era il 1981, in Alfa c’era l’ingegner Carlo Chiti. Il regolamento impediva di abbassare le auto sotto una certa soglia, ma lo facevano tutti. L’ingegner Chiti non voleva infrangere il regolamento. Non intendeva scalfire la reputazione dell’Alfa Romeo. Io e il mio collega Giacomelli soffrimmo molto. Peccato, perché la macchina era davvero competitiva».
Liberty Media sta valutando di cambiare le regole del gioco a favore dello spettacolo. Un po’ come nella Indy dove il telaio è unico per tutti, il motore è a scelta fra due costruttori e c’è un solo fornitore di pneumatici. Marchionne ha annunciato che potrebbe ritirare la Ferrari.
«È impensabile che Liberty Media possa andare nella direzione di una serie standardizzata. Il bello della F1 è la sua storia. Ci sono delle regole, ma ogni team è libero di sviluppare la propria tecnologia in un modo unico. È questa sfida che attira i maggiori costruttori del mondo. Comprendo e capisco il motivo che porterebbe Marchionne a pensare di abbandonare. La tecnologia e i talenti della Ferrari sono sempre stati motivo di orgoglio. La F1 non può pensare di cambiare queste regole base e andare avanti con lo stesso prestigio. I produttori di auto non lo accetterebbero e perderebbero interesse. I costruttori sono il sangue della F1. Non si può violare la struttura del dna, specialmente nel suo nucleo. Sarebbe un assassinio».
Se la Ferrari lasciasse la F1, pensa che il Circus potrebbe sopravvivere?
«La F1 è abbastanza potente da poter sopravvivere senza la Ferrari, ma sarebbe una perdita enorme. E direbbe addio a gran parte del prestigio. Sarebbe uno scenario tragico».
Ferrari o ancora Mercedes quest’anno?
«Il mio sangue è rosso, io tifo Ferrari. Con le gomme soft la vettura di Maranello ha dimostrato di andare fortissimo. Vediamo in Australia».
La Formula E è destinata ad avere successo? Farà veramente concorrenza alla F1?
«Non voglio parlare di Formula E o di auto elettriche».
In F1 non ci saranno più le ombrelline, le ragazze sulla griglia.
«È una scelta stupida, sia per lo show, sia perché delle ragazze si ritroveranno senza lavoro».
Potrebbe accadere anche in Formula Indy o nella Nascar?
«Spero che non siano cosi sciocchi». Dalla F1, alle competizioni in America. Come valuta la carriera di Alonso? «Alonso si è adattato velocemente all’ovale. Ha dimostrato la sua stoffa».
Cosa è cambiato in America con l’elezione di Trump?
«Trump è un presidente che fa le cose giuste, ma le presenta nella maniera sbagliata».
La politica italiana?
«Mi tengo sempre in contatto con il mio Paese. Ma seguo solo la politica locale della mia zona. Sono nato a Montona, in Friuli».
Team manager, talent scout, ancora pilota, guida la biposto della Indy prima di ogni gara con un passeggero a bordo... A quasi 80 anni quando andrà in pensione?
«Quando mi metteranno in una cassa».
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